Luce verde alla Tassonomia, la Commissione europea dice sì al gas e nucleare: “Utili alla transizione ecologica”

La Commissione europea ha varato l’atto delegato, apportando alcune piccole modifiche dopo il parere negativo ricevuto dal pool di tecnici ed esperti chiamati a valutare la bozza dello scorso dicembre. Ora ora la palla passa nelle mani del Parlamento e del Consiglio europeo, che avranno a disposizione 4 mesi (o addirittura 6) per approvare o respingere il testo.
Entra nel nuovo canale WhatsApp di Ohga
Kevin Ben Alì Zinati 2 Febbraio 2022

La Commissione europea ha dato luce verde. Gas e nucleare saranno utili alla transizione ecologica e a determinate condizioni potranno essere etichettate come investimenti sostenibili dall’Ue.

Abbiamo capito, ormai, che le rinnovabili da sole non saranno sufficienti per centrare gli obiettivi climatici prefissati dall’Ue: per ridurre del 55% le emissioni entro il 2030 e raggiungere la neutralità climatica entro il 2050 servirà dunque il sostegno di tutte le fonti energetiche.

Gas e nucleare rientreranno tra gli alleati alla transizione poiché in linea con gli obiettivi climatici e ambientali dell'UE e ci consentiranno di abbandonare più rapidamente attività più inquinanti, come la produzione di carbone, a favore delle fonti rinnovabili di energia, che saranno la base principale di un futuro a impatto climatico zero”.

L’ha spiegato la Commissione in una nota ufficiale dopo che nella giornata di oggi ha adottato l’atto delegato rendendo ufficiale la Tassonomia per la finanza sostenibile.

Cosa cambia 

Gas e nucleare dunque potranno diventare alleati della transizione ecologica. Come già ti avevamo spiegato, rispetto alla bozza della Tassonomia inviata agli Stati membri lo scorso 31 dicembre 2021, è stato varato un testo leggermente diverso.

Le modifiche, aggiunte dopo la bocciatura del pool di esperti selezionati dall’Ue, sono tuttavia minime e non alterano in nessun modo la linea definita lungo questi ultimi due anni di lavoro.

Per quanto riguarda il nucleare, resta valida l’indicazione originaria: i progetti per la realizzazione delle centrali dovranno essere all’avanguardia e i lavori di costruzione per ricevere l’etichetta “green” dovranno iniziare entro il 2030.

La novità riguarda le scorie nucleari. La Commissione europea ha infatti specificato che saranno gli Stati membri a dover presentare i piani per la loro gestione in sicurezza.

Sul fronte del gas naturale invece, le modifiche introdotte riguardano le tempistiche della conversione delle centrali a gas naturale verso i gas decarbonizzati.

Di fatto sono state eliminate le tappe intermedie. Se prima le centrali a gas avrebbero dovuto iniziare la riduzione del 30% delle emissioni di carbonio dal 2026 per arrivare poi al 55% entro il 2030 e al 100% entro 2035, ora resta valida solo la soglia del 2035.

Nel concreto

L’ufficialità della Tassonomia non significa che da ora in poi gli Stati membri dovranno avviare la costruzione di centrali a gas o di impianti nucleari.

La Commissione ha specificato che ogni Stato resterà pienamente responsabile delle proprie strategie energetiche e che gli investimenti non sono obbligatori.

Piuttosto, la Tassonomia funzionerà come una sorta di guida con cui l’Europa metterà sul piatto tutte le soluzioni possibili per accelerare la transizione ecologica. Spetterà poi a ciascun Governo scegliere la propria strategia energetica.

Siccome poi è ormai chiaro che i soli fondi pubblici non basteranno per sostenere la “rivoluzione green”, la Tassonomia servirà come sistema di classificazione che dica a imprese e investitori privati quali sono investimenti sostenibili e quali no.

E ora? 

Oggi la Commissione europea ha adottato ufficialmente il secondo atto delegato e ora la palla passa nelle mani del Parlamento e del Consiglio europeo, che dovranno quindi pronunciarsi sul testo.

I due organi avranno a disposizione 4 mesi (o addirittura 6) per approvarlo o respingerlo e non potranno apporre alcuna modifica.

Per bloccare l’atto delegato il Consiglio avrà bisogno della una maggioranza qualificata di Paesi contrari, quindi almeno 20 Stati rappresentanti il 65% della popolazione europea.

In Parlamento, invece, servirebbe la maggioranza assoluta, cioè 353 europarlamentari che votino “no” al testo.

La decisione finale, quindi, è attesa intorno al mese di luglio 2022.