L’Ue vuole mettere un freno ai prodotti legati alla deforestazione, ma gli ambientalisti sono scettici

La Commissione Europea ha presentato una proposta di regolamento che vincola le aziende a garantire attraverso un sistema di tracciabilità rafforzata che l’immissione sul mercato comunitario di alcune categorie di prodotti (tra cui legno, soia, olio di palma e carne bovina) non sia collegata alla distruzione e al degrado delle foreste. Per Greenpeace e Wwf il testo è un passo in avanti, ma non basta a tutelare la biodiversità e le comunità indigene.
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Federico Turrisi 19 Novembre 2021

Lo aveva promesso il presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen a Glasgow, durante i primi giorni della Cop26, quando era stato annunciato l'impegno da parte di oltre 100 Paesi del mondo a fermare la deforestazione il 2030. Ed ecco che lo scorso 17 novembre Bruxelles ha presentato la sua proposta di regolamento per limitare l'importazione di merci legate proprio alla deforestazione.

Più nel dettaglio, si tratta di un pacchetto di misure volte a introdurre un sistema di tracciabilità rafforzata e di dovuta diligenza (due diligence, in inglese) per prodotti come legno, soia, carni bovine, caffè, cacao e olio di palma e anche alcuni prodotti derivati come mobili, cioccolata e cuoio.

Il testo stabilisce che le aziende avranno l'obbligo di garantire che i prodotti, per essere immessi sul mercato comunitario, siano rintracciabili fino al loro luogo di origine (gli operatori dovranno raccogliere e comunicare le coordinate geografiche dei lotti di terreno interessati per la produzione di materie prime, analizzando e valutando il rischio nella catena di approvvigionamento), non abbiano provocato la distruzione o il degrado delle foreste e siano considerati legali secondo le leggi del Paese di origine.

I controlli saranno affidati agli Stati membri, che potranno sospendere l'immissione sul mercato europeo di materie prime e prodotti ritenuti collegati della deforestazione; sono previste linee guida per l'applicazione della legislazione da parte dei Paesi dell’Ue, comprese le sanzioni che dovranno essere proporzionali al prezzo del danno ambientale causato. Gli obblighi per gli operatori e le autorità varieranno in base al livello di rischio del Paese o della regione di produzione.

La reazione delle associazioni ambientaliste

Accoglie con favore il passo in avanti fatto dall'Unione Europea Martina Borghi, responsabile Campagna Foreste di Greenpeace Italia, che però sottolinea anche le lacune della bozza di legge: "La lista di prodotti e materie prime stilata dalla Commissione non include carne di maiale, carne di pollo, gomma e mais, la cui produzione è legata alla distruzione di foreste ed ecosistemi. Inoltre, la protezione accordata alle foreste rischia di non interessare altri ecosistemi di grande importanza per la salvaguardia della biodiversità e del clima del pianeta, come le savane e le zone umide". Vedi rispettivamente il caso del Cerrado, principale vittima della deforestazione nell'Amazzonia brasiliana, e quello del Pantanal, le cui foreste vengono colpite con frequenza da incendi di natura dolosa.

"Nel suo testo" – aggiunge Martina Borghi – "la Commissione si accontenta che la produzione non violi le norme del Paese di provenienza. Ma è altresì preoccupante che non venga considerato il rispetto delle norme internazionali sui diritti umani tra i requisiti per immettere questi prodotti sul mercato comunitario, lasciando le popolazioni indigene e le comunità locali esposte ad abusi e violenze".

Dello stesso avviso è il Wwf, che parla di "buon inizio", ma anche di "lacune che vanno colmate". In un comunicato, il Panda sottolinea che la proposta di legge avrebbe il potenziale di "ridurre significativamente l’impronta ecologica del commercio internazionale creando nuovi standard per alcune materie prime e prodotti che vengono immessi nel mercato europeo".

"Essendo la più grande area commerciale al mondo, l’Ue ha la responsabilità di fermare la distruzione della natura causata dai suoi consumi. Con questa proposta di legge, la Commissione Europea crea le basi per fare dell’Ue la prima regione che riconosce il suo peso nella deforestazione globale”, afferma Ester Asin, Direttrice del Wwf European Policy Office. "Questa legge era una solenne promessa formulata nell’ambito del Green Deal europeo, ed è uno dei pilastri dell’azione globale nei confronti del clima e della biodiversità, quindi è fondamentale che il livello di ambizione venga mantenuto alto e rafforzato dalle altre istituzioni".

Tuttavia, fa notare sempre il Wwf, mancano ancora alcuni tasselli, come per esempio il fatto di non considerare, oltre alle foreste, altri ecosistemi nell'ambito di questo regolamento. "Inoltre, imprese che commercializzano con Paesi a «basso rischio» non hanno l’obbligo di effettuare una valutazione del rischio, il che rischia di distorcere il mercato e di creare situazioni di competizione sleale. Ugualmente, i diritti umani sono al momento considerati troppo poco nella proposta di legge attuale, non proteggendo così adeguatamente i diritti delle popolazioni indigene e delle comunità locali".