L’ultimo ponte inca in Perù: ti presento il Q’eswachaka

Due piccoli villaggi di contadini a 3700 metri di altezza, dispersi fra i territori aridi delle Ande, che mantengono in vita una tradizione antichissima: la costruzione di un ponte di corde per collegare i due versanti di una valle. Un luogo davvero incontaminato, dove l’uomo chiede il permesso alla natura prima di intervenire.
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Giulia Dallagiovanna 13 Gennaio 2019

Se stai pensando di fare un viaggio in Perù, ti consiglio di partire durante i primi giorni di giugno. Potresti infatti riuscire ad assistere al rituale di ricostruzione del Q'eswachaka, l'ultimo ponte inca ancora esistente.

Si trova nella regione di Cuzco, la stessa delle montagne arcobaleno e della città perduta di Machu Picchu, dove le Ande raggiungono i 5mila metri di altezza e vengono attraversate dal fiume Apurimac. Un paesaggio arido, dove il cambiamento climatico e l'aumento della siccità mostrano i loro segni più evidenti. Resistono però alcuni piccoli villaggi di contadini, che riescono a mantenersi grazie alla coltivazione di tantissime varietà di patate, alcune anche molto antiche, e all'allevamento di mucche, lama e alpaca.

Un luogo rimasto incontaminato, con strade sterrate e collegamenti complicati fra le due sponde del fiume. Ecco perché all'epoca dell'impero degli inca, era stata costruita una vasta rete di ponti di corde per facilitare il passaggio di uomini e animali fra le montagne. Oggi, di tutti quei chilometri sospesi, rimane solo un ultimo esempio. Il Q'eswachaka, appunto, ricostruito ogni anno dagli abitanti di due villaggi posti a 3700 metri sul livello del mare.

Si tratta di un sistema legato alle origini e alla cultura delle popolazioni precolombiane. Ogni famiglia raccoglie e intreccia 70 metri di corda di q’oya, un cereale utilizzato solitamente come foraggio per gli animali. Si tratta di una fibra che, se mantenuta umida, è molto resistente.

Secondo la tradizione inca, ogni persona deve dare il proprio contributo per realizzare opere per la comunità

Una volta preparate le diverse corde, gli uomini e le donne dei due villaggi si riuniscono e ha inizio il rituale vero e proprio. Ti parlo di rituale perché durante i quattro giorni della costruzione del ponte, viene installato un altare e si susseguono le preghiere agli Apus, gli dei delle montagne, e alla Pachamama, la Madre Terra. Sai perché? Perché la natura non appartiene all'uomo e se l'essere umano vuole intervenire in qualche modo, deve prima chiedere il permesso.

Così, le donne continuano a intrecciare le corde, mentre gli uomini le trasportano vicino alle due sponde del fiume. Naturalmente, le corde più grandi sosterranno il peso del ponte e si faranno carico di chi ci passerà sopra, mentre quelle più piccole lo terranno unito e compatto. Per facilitare l'attraversamento degli animali, viene anche creato un pavimento di ramiq’oya con un intreccio fitto, in modo che gli zoccoli non si incastrino.

Alla fine del quarto giorno, musiche e danze tradizionali celebrano l'installazione del nuovo ponte, che sostituisce quello precedente ormai eroso dagli eventi climatici, e ristabilisce i collegamenti fra le due comunità.

Nel 2013 la costruzione del Q'eswachaka è diventata patrimonio dell'umanità dell'Unesco. Non è infatti un semplice ponte, ma una tradizione antichissima che ancora sopravvive, dove ciascuno era tenuto a fornire il proprio contributo per realizzare opere utili a tutta la comunità. L'ultima traccia dell'impero inca.

Credits: immagine di copertina da MI PERU su Flickr