
Il predatore più feroce e spietato di tutti è l'uomo. Uno studio condotto dall'Università di Victoria nella Columbia Britannica, della Raincoast Conservation Foundation e di altri istituti di ricerca in Brasile, Canada, Stati Uniti e Regno Unito, recentemente pubblicato sulla rivista Communications Biology, rivela che gli esseri umani sono responsabili della predazione di circa 15.000 specie di vertebrati, corrispondenti a un terzo del totale, con un enorme danno sulla conservazione della biodiversità.
Nello studio – dal titolo Il diversificato ruolo predatorio dell'umanità e le sue conseguenze ecologiche – i ricercatori mostrano come "sebbene gli esseri umani siano stati da lungo tempo predatori con durature relazioni nutritive e culturali con le loro prede, raramente gli ecologisti della conservazione hanno preso in considerazione il divergente comportamento predatorio degli umani contemporanei industrializzati”.
Lo studio ha utilizzato il database dell'Unione Internazionale per la Conservazione della Natura, che elenca 46.755 specie di vertebrati per valutare l'impatto dell'utilizzo che gli uomini fanno di queste specie (ad esempio, come fonte di cibo, per la produzione di medicinali o come preda per la “caccia ricreativa”).
I ricercatori hanno ampliato la definizione di “predazione” per includere ogni attività che rimuove individui dalle popolazioni selvatiche (uccidendoli o meno), attraverso processi che vanno dal consumo locale all'allevamento intensivo e al commercio globale.
I risultati hanno evidenziato che gli esseri umani usano per i propri interessi circa 15.000 specie di vertebrati: un numero da 5 a 300 volte maggiore rispetto ai grandi predatori come squali, uccelli rapaci e mammiferi carnivori. Questo indica che l'impatto ecologico dell'Homo sapiens è circa 1.300 volte maggiore rispetto a qualsiasi altro predatore comparabile.
L'oceano è l'habitat più colpito, con il 43% circa di tutte le specie marine (principalmente pesci) e il 35% delle specie di acqua dolce predate dagli esseri umani, seguiti dal 26% delle specie terrestri. Gli uccelli ne subiscono la predazione nel 46% dei casi, soprattutto per il loro impiego nel commercio di animali da compagnia.
Da notare che solo la metà delle specie predate viene utilizzata per scopi alimentari umani. La predazione dell'altra metà ha scopi molto diversi, come l'abbigliamento, la produzione di cibo per animali, farmaci o veleni. È particolarmente sconcertate scoprire quanti individui vengono prelevati dal loro habitat per il commercio di animali da compagnia.
In definitiva, siamo i predatori più letali di tutti, e lo siamo non solo per scopi alimentari, ma per una vasta gamma di attività che stanno avendo un profondo impatto sulla biodiversità e sul funzionamento degli ecosistemi. Forse dovremmo ricordarcelo più spesso quando parliamo del pericolo che gli altri animali, come orsi o squali, rappresentano per la specie umana.