Manca ancora la certezza del carcere per chi maltratta e uccide gli animali: “Serve una nuova legge”

Parte da Montepaone, piccolo paese calabrese dove è stata eretta una statua al cane Angelo (morto nel 2016 in seguito alle sevizie compiute da un gruppo di giovani di Sangineto, in provincia di Cosenza), il rilancio da parte del Partito Animalista Italiano della proposta di legge di iniziativa popolare volta ad inasprire le pene nei confronti di chi uccide e maltratta gli animali.
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Federico Turrisi 28 Settembre 2021

Attualmente in Italia se qualcuno maltratta o uccide un animale è quasi sicuro che, anche dopo la condanna definitiva, non sconterà la sua pena in carcere. Non è la prima volta che ti parliamo di questo argomento. Del resto, qui su Ohga cerchiamo sempre di dare spazio a temi come il benessere e il rispetto degli animali.

Ebbene, il Partito Animalista Italiano è tornato di nuovo a chiedere al Governo e al Parlamento italiani di rendere più severe le pene (e introdurre così la certezza che la pena stessa venga scontata in carcere) per chi commette efferati delitti contro gli animali. La petizione, che è stata lanciata su Change.org ormai più di un anno fa, per la presentazione di una proposta di legge di iniziativa popolare ha superato le 242 mila firme.

La "scusa" per il Partito Animalista Italiano per riproporre la petizione è stata una tappa compiuta lo scorso 25 settembre, durante la campagna elettorale in Calabria, a Montepaone (Catanzaro), dove è presente una statua di Angelo, il cane randagio seviziato e ucciso da quattro ragazzi nelle campagne di Sangineto (in provincia di Cosenza). La sua tragica storia fece molto scalpore e scosse non soltanto il mondo animalista, ma tutta l'opinione pubblica. Non è un caso dunque che la proposta di legge per l'introduzione di pene severissime per chi maltratta e uccide gli animali sia stata intitolata proprio a lui.