Mieloma multiplo: anche in Italia arriva un nuovo alleato terapeutico

Si chiama isatuximab ed è un è un anticorpo monoclonale che combinato con altri due farmaci sarebbe e somministrato per via endovenosa sarebbe capace di ridurre il rischio di progressione della malattia e anche di morte.
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Kevin Ben Alì Zinati 15 Ottobre 2021
* ultima modifica il 17/12/2021

È arrivata anche in Italia la nuova terapia contro il mieloma multiplo. Si chiama isatuximab, è un anticorpo monoclonale e combinato con altri due farmaci sarebbe capace di ridurre il rischio di progressione della malattia e anche di morte.

L’Agenzia Italiana del Farmaco l’ha approvato come trattamento per le forme di più aggressive, recidivate e refrattarie somministrato per via endovenosa insieme a pomalidomide e desametasone a pazienti che nonostante due precedenti terapie hanno comunque mostrato una progressione della malattia durante l’ultimo trattamento.

L’isatuximab rappresenta un nuovo alleato per tutte quelle persone che soffrono di quello che è considerato il secondo tumore del sangue più diffuso tra i pazienti di 65-70 anni e che ogni anno, solo in Italia, fa registrare quasi 6mila casi.

L’ok dell’Aifa è arrivato grazie ai risultati raggiunti dallo studio Icaria e descritti sulle pagine della rivista Lancet. I ricercatori hanno coinvolto 307 pazienti complessivamente dimostrando che questo anticorpo monoclonale è in grado di legarsi al recettore CD38, un bersaglio espresso sulla superficie delle cellule del mieloma multiplo, portando un beneficio terapeutico importante anche in termini mdi progressione della malattia e di rischio di morte.

I soggetti più “responsivi” di questo trattamento combinato alla somministrazione del isatuximab con pomalidomide e desametasone sono stati i più fragili, come gli over-75, e tutti quelli caratterizzati anche da un’insufficienza renale.

Si tratta, insomma, di un ulteriore trattamento contro una patologia che negli ultimi 20 anni ha sì visto aumentare il tempo di sopravvivenza medio, da alcuni mesi a circa sette anni, ma che continua a caratterizzarsi per le frequenti remissioni temporanee e recidive, presenti in quasi 9 pazienti su 10.

Fonte | Gazzetta Ufficiale

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