Morto il primo pinguino reale nell’Antartico a causa dell’influenza aviaria: perché la colpa è degli allevamenti intensivi?

L’influenza aviaria sta prendendo sempre più piede in America, accertati i primi casi di contagio tra animali marini, uccelli o orsi polari e sembra esserci stato anche la prima morte di un pinguino reale nella regione dell’Antartico (Georgia del Sud)
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Mattia Giangaspero 30 Gennaio 2024

"È uno dei più grandi disastri ecologici dei tempi moderni" hanno commentato alcuni ricercatori del Cold Spring Harbor Laboratory, uno dei centri scientifici che studiano la diffusione di epidemie nelle specie animali. E infatti se confermata la notizia sulla morte del primo pinguino reale in Antartide, a causa dell'influenza aviaria, il rischio che la stessa malattia possa colpire intere colonie di pinguini o di altre specie di animali nella regione fredda è molto alto.

Prima della morte di questa specie di pinguino, che ricordiamo essere la seconda più grande al mondo (infatti questi pinguini sono altri circa 90cm e possono vivere anche 20 anni in natura), era morto un altro pinguino, il tipo "Papua'‘, nelle Isole Falkland a solo 1500km di distanza da questo ultimo ritrovamento, avvenuto nella parte dell'Antartide della Georgia del Sud.

All'interno della ricerca condotta sulla diffusione dell'influenza aviaria che sta avvenendo nel mondo gli scienziati del centro hanno dichiarato che precedentemente erano scoppiati focolai in Sud Africa, Cile e Argentina proprio nei pinguini. Dimostrazione del fatto che questi animali sono altamente sensibili alla malattia. E sono i numeri a parlare: "da quando è arrivato in Sud America, sono morti più di 500.000 uccelli marini, tra cui pinguini, pellicani".

Nell'Artico fino a ora invece era stato colpito, a dicembre, un orso polare, ma non si può specificare se si trattasse di un caso isolato o anche del primo caso effettivo, perchè vivendo in luoghi remoti e con poche persone è difficile attestare se e quando sia avvenuta la diffusione.

La diffusione dell'aviaria è causata dagli allevamenti intensivi

Ovviamente gli uccelli sono solo il veicolo che fa viaggiare questa infezione che invece molto spesso viene segnalata all'interno degli allevamenti intensivi. Un'ultimo allarme in questo senso sempre in America venne lanciato a novembre del 2023, quando il dipartimento dell'Agricoltura (USDA) decise di abbattere di circa 1 milione di galline ovaiole nello Stato del Minnesota

Abbattimenti di massa come quello in Minnesota – anche se di dimensioni più ridotte –sono poi stati  effettuati anche in South Dakota e Iowa nello stesso periodo. Secondo infatti la legislazione americana, infatti, se il virus dell'aviaria viene rintracciato in una fattoria o in un allevamento, tutti gli esemplari lì presenti devono essere uccisi. L'obiettivo di questa politica – come è avvenuto anche in Italia per gli allevamenti di suini e la Peste suina africana (Psa) – è limitare la diffusione del virus.

Da sempre l'industria del pollame e delle uova sta cercando di contrastare l'epidemia di influenza aviaria ormai dall'anno scorso: nel 2022, quasi 58 milioni di volatili – soprattutto polli e tacchini – sono stati abbattuti per far fronte al virus, contribuendo ad aumentare notevolmente i prezzi di uova e tacchini.

Oltre al caso del Minnesota, l'USDA aveva dichiarato che circa 26.800 tacchini saranno abbattuti in una fattoria della contea di McPherson, nel South Dakota, e quasi 17.000 volatili saranno abbattuti in due fattorie della contea di Clay, in Iowa.

In tutto questo, un dato confortante potrebbe essere visto nel confronto che si è fatto tra il 2023 e il 2022.  Il numero di animali uccisi nel 2023 si è drasticamente ridotto rispetto al 2022: anche dopo l'abbattimento delle 940mila galline dello stabilimento del Minnesota, i volatili uccisi negli Stati Uniti finora sono stati 3,4 milioni.

Fonte | Cold Spring Harbor Laboratory