Nel Tamigi c’è un’isola di fazzoletti e salviette umidificate che sta deviando il corso del fiume

L’isola, composta da fazzolettini umidificati e altri rifiuti gettati negli scarichi, si trova all’altezza dell’Hammersmith Bridge. È grande come due campi da tennis, ed è profonda quasi un metro. Al suo interno ci sono anche oggetti in plastica che finiranno per peggiorare l’inquinamento del mare.
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Martina Alfieri 22 Luglio 2022

Il Tamigi continua a essere tra i fiumi più inquinati del mondo, nonostante i tentativi portati avanti negli ultimi anni per bonificare le sue acque e ripristinare la biodiversità. Adesso, all’altezza dell’Hammersmith Bridge, sorge una vera e propria isola di rifiuti – soprattutto salviette umidificate e fazzolettini gettati negli scarichi – che sta deviando il naturale corso del fiume di Londra.

Secondo le stime, l’isola sarebbe grande quanto due campi da tennis e sarebbe profonda circa un metro. In ogni metro quadrato si sarebbero accatastate fino a 150 salviettine umidificate. Il problema principale del grosso cumulo di rifiuti è che molti oggetti che si trovano al suo interno contengono plastica, destinata ad aggravare la situazione dell’inquinamento contaminando le acque del fiume e, infine, del mare.

Tra coloro che si impegnano per contrastare il degrado ambientale che colpisce il secondo fiume inglese, ci sono i numerosi volontari dell’associazione Thames21 che ogni settimana si riuniscono per raccogliere i rifiuti abbandonati sulle rive del Tamigi. A differenza della carta igienica, le fibre delle salviettine umidificate presentano spesso una componente plastica, che fa sì che il materiale non si deteriori una volta in acqua. Solo in Inghilterra si calcola che vengano utilizzate 11 miliardi di salviettine ogni anno. Di queste, il 90% conterrebbe plastica.

Per tutelare il fiume e le specie che lo abitano è partita una campagna con l’obiettivo di ottenere dal Governo l’abolizione delle salviettine umidificate che contengono plastica, e la sostituzione con soluzioni biodegradabili più sostenibili. La salute del Tamigi, infatti, è già molto fragile: nel 1957 il fiume era stato dichiarato “biologicamente morto”. Solo alcuni mesi fa, finalmente la Zoological Society di Londra ha stabilito che squali, foche e un centinaio di specie di pesci sono tornati dopo tanti anni ad abitare il corso del fiume inglese.