Niente caccia per i prossimi 10 anni nelle aree della Sardegna colpite dagli incendi

Lo stabilisce una legge regionale varata nel 2000: per 10 anni sui terreni divorati dalle fiamme non sarà possibile compiere attività venatorie e di pascolo, nè costruire nuovi insediamenti abitativi o produttivi. E la presidente dell’Enpa Carla Rocchi rilancia: “Impensabile aprire normalmente la stagione degli spari a settembre”.
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Federico Turrisi 3 Agosto 2021

Dall'Abruzzo alla Sicilia, dal Molise alla Sardegna: i danni che stanno provocando gli incendi di questi giorni in Italia sono incalcolabili. A pagare le conseguenze peggiori è il nostro inestimabile patrimonio naturalistico. In Sardegna, per esempio, sono andati in fumo oltre 20 mila ettari di vegetazione. L'olivastro millenario di Sa Tanca Manna è diventato il simbolo di questa devastazione: è stato gravemente danneggiato dalle fiamme, ma conserva ancora qualche speranza di sopravvivere. Senza contare poi le centinaia di animali selvatici che hanno trovato la morte a causa dei roghi. A quelle terre martoriate va ora concesso il tempo necessario per rigenerarsi.

Ecco perché è stata lanciata una petizione, rivolta al governatore Christian Solinas, per chiedere il divieto di caccia nella regione in seguito all'emergenza incendi. Per il momento sono state raccolte oltre 48 mila firme. In realtà, esiste già una legge regionale del 2000 che prevede una serie di vincoli che limitano l'uso del suolo percorso dal fuoco. Tra questi c'è proprio lo stop per 10 anni delle attività venatorie (oltre che del pascolo e della costruzione di insediamenti abitativi o produttivi) nelle zone colpite dai roghi.

Su questo tema è intervenuta anche Carla Rocchi, presidente dell'Enpa (Ente Nazionale Protezione Animali), i cui volontari sono impegnati in questi giorni a soccorrere gli animali minacciati dal fuoco e dal fumo in varie regioni italiane. In una situazione del genere "è semplicemente mostruoso pensare alla possibilità di aprire normalmente la stagione degli spari a settembre o addirittura di procedere alle famigerate aperture anticipate della caccia ai primi del mese", ha sottolineato Carla Rocchi.

"Nell’Italia che brucia ricordiamoci che la fauna selvatica è patrimonio indisponibile dello Stato come recita l’articolo 1 della legge 157 del 1992", ha aggiunto la presidente dell'organizzazione animalista. "Nella piena emergenza che vive il nostro Paese, lo Stato avochi a sé tutti i poteri in materia, in quanto le regioni sono evidentemente impreparate alla gestione e soprattutto alla tutela del patrimonio di vita selvatica".