Non basta dichiarare l’emergenza climatica: occorrono i fatti. Il caso di Extinction Rebellion a Bologna

Esattamente un anno fa il Comune di Bologna dichiarò l’emergenza climatica ed ecologica, che però, secondo Extinction Rebellion, è rimasta solo sulla carta. E così un attivista del movimento, Daniele Quattrocchi, ha portato avanti per 16 giorni uno sciopero della fame per chiederne la reale attuazione. Alcuni risultati sono stati ottenuti, ma sono sufficienti?
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Federico Turrisi 2 Ottobre 2020

Quante volte hai sentito parlare o hai letto di Stati, città, regioni, istituzioni che dichiarano l'emergenza climatica. Ciascuno manifesta il proprio impegno a intraprendere con urgenza le azioni necessarie per contrastare il cambiamento climatico. Ma poi in concreto è cambiato qualcosa? Sì, possiamo parlare di presa di coscienza forse, ma niente di paragonabile con lo stato di emergenza istituito in vari Paesi del mondo (incluso il nostro) per fronteggiare l'attuale pandemia. Eppure la crisi climatica non è meno grave di quella sanitaria: richiedono entrambe misure efficaci e tempestive.

Il 30 settembre 2019 era stato il Comune di Bologna a dichiarare l'emergenza climatica ed ecologica. Ma secondo il movimento ambientalista Extinction Rebellion di passi in avanti nell'arco di un anno non se ne sono visti. Per questo motivo Daniele Quattrocchi, 54 anni, attivista di Extinction Rebellion ha deciso di condurre un'azione dimostrativa davanti alla sede del Comune di Bologna: sciopero della fame per chiedere alle istituzioni locali di mettere nero su bianco un maggiore impegno nel rispettare le promesse.

Dopo 16 giorni di digiuno (dall'1 al 16 settembre) e alcuni incontri con il vicesindaco e assessore con deleghe all'Ambiente del Comune di Bologna, Valentina Orioli, Extinction Rebellion ha dovuto abbassare il tiro delle sue richieste, ottenendo quanto meno l'impegno a una maggiore trasparenza nella comunicazione dei dati climatici e delle misure che saranno realizzate. E così lo scorso 30 settembre, primo anniversario della dichiarazione di emergenza climatica, a Palazzo d'Accursio, sede del Comune, è stato esposto uno striscione con la scritta "Bologna dichiara l'emergenza climatica ed ecologica". "Un atto simbolico", commenta Daniele, "che avevamo chiesto all'amministrazione comunale come dimostrazione di buona volontà per incamminarsi verso un percorso più impegnativo".

Come Extinction Rebellion, vi potete dire soddisfatti dei risultati raggiunti dopo il tuo sciopero della fame?

Alla fine ci siamo dati come obiettivo di far inserire sul sito del Comune di Bologna le informazioni riguardanti la dichiarazione che è stata approvata l'anno scorso. Una delle richieste di Extinction Rebellion a livello globale è proprio dire la verità. L'altro risultato più concreto che abbiamo ottenuto è che entro il prossimo 10 novembre venga organizzato un incontro pubblico con la presenza di scienziati ed esperti per illustrare i dati sull'emergenza climatica, l'inventario delle emissioni del comune di Bologna e i possibili scenari di decarbonizzazione in corso di definizione nell'ambito del PAESC (Piano d'Azione per l'Energia Sostenibile e il Clima, ndr).

Confidate in qualche cambiamento significativo?

Non abbiamo grandi aspettative. Durante lo sciopero della fame avevamo chiesto degli impegni molto più forti che riguardavano progetti che ci sono qui a Bologna, ma senza successo. Abbiamo chiesto per esempio l'abbandono del piano per la realizzazione di un complesso edilizio nell'area dei Prati di Caprara, perché andrebbe chiaramente contro la dichiarazione di emergenza climatica ed ecologica.

Secondo te, comunque la tua azione ha sortito qualche effetto?

Da un lato, ha aperto una possibilità di dialogo con le istituzioni. Dall'altro, è stato incoraggiante vedere la sensibilità delle persone su questi temi. Alcune si sono unite ai presìdi in piazza, supportando la nostra iniziativa, altre hanno partecipato anche allo sciopero della fame.

L'azione di Extinction Rebellion non si ferma, giusto?

Assolutamente. Dal 5 all'11 ottobre ci sarà la settimana della ribellione internazionale: un'iniziativa globale in cui chiediamo ai governi di guardare in faccia l'emergenza climatica e di agire di conseguenza. A Roma, come in altre capitali nel mondo, verranno messe in atto azioni di disobbedienza civile nonviolenta per concentrare l'attenzione dei media e dei cittadini su questo problema. Non c'è più tempo, la crisi climatica va affrontata adesso.