Non solo giustizia, ma anche azione: lo sciopero per il clima di Torino segna una cambio di passo

La maggioranza dei partecipanti erano, come sempre, attivisti dei Fridays for future. Ma non solo, diversi i gruppi e le associazioni ambientaliste che hanno partecipato, assieme a movimenti femministi e collettivi sindacali. Il messaggio è chiaro: la crisi climatica genera tante altre crisi, sociali e politiche.
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Giulia Dallagiovanna 29 Luglio 2022

Non solo climate justice ma anche climate action. A guidare il corteo degli attivisti in sciopero per il clima, con il quale si è concluso il Climate Social Camp, c'erano i rappresentanti dei MAPA, la divisione dei Fridays for Future che riunisce i popoli e le aree più colpite dalle conseguenze della crisi climatica. Tra loro, Patience Nabukalu, coordinatrice di Fridays Uganda, e Michelin Sallata, attivista indonesiana e membro dell'Alleanza Globale delle Comunità Territoriali. Ma con quest'ultima iniziativa torinese, il movimento ambientalista sta provando a compiere un passo in più.

Le bandiere di Greenpeace e Legambiente hanno sventolato accanto a quelle dei collettivi sindacali. E tra uno striscione contro gli allevamenti intensivi e uno del movimento No Tav, comparivano i simboli femministi di Non una di meno e un cartellone con la scritta "stop transfobia". L'idea è quella di un movimento che si sta unendo e sta provando a raccogliere le diverse istanze ambientali, politiche e sociali portate avanti dai vari gruppi che hanno partecipato alla 5 giorni di Torino. "Uno dei temi principali attorno a cui ha ruotato il Climate Social Camp è stata l'intersezione delle lotte", ci conferma Ramona Boglino di Fridays for Future Italia.

Si chiede azione, dunque, e non più solo sensibilizzazione. Non a caso la settimana che si sta concludendo ha visto la protesta di Extinction Rebellion al Palazzo di Regione Piemonte, alla quale la questura ha risposto con 30 denunce e 5 fogli di via. Ma anche la manifestazione non organizzata di mercoledì pomeriggio, quando il corteo è arrivato fino ai cancelli di SNAM e ha coperto l'insegna di Intesa Sanpaolo, su una torre residenziale, con la scritta "Stop Fossil Fuel" ("Basta combustibili fossili"). L'istituto di credito è infatti accusato di investire anche in queste risorse.

Un movimento che si unisce in nome di un modo con maggiori diritti, più inclusivo, più aperto ma soprattutto più vivibile. Perché quando le ondate di caldo si susseguono una dietro l'altra, i fiumi sono in secca e i raccolti vengono decimati da precipitazioni violente, vivibile è proprio l'aggettivo che viene messo in dubbio.