Nonostante Rigopiano, non abbiamo imparato niente sulla prevenzione degli eventi naturali (che poi diventano disastri)

La sentenza sul disastro di Rigopiano ha aperto una riflessione sul piano giudiziario, ma deve farlo anche sul piano ambientale. Ecco cosa non abbiamo imparato da una tragedia del genere, e cosa invece dovrebbe insegnarci.
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Francesco Castagna 24 Febbraio 2023

Una slavina, una massa di neve farinosa che si stacca dall'alto di un monte precipitando a valle: questa è la tragedia di Rigopiano. 29 morti e 11 feriti, la valanga del 18 gennaio 2017, nel Comune di Farindola, in Abruzzo, ha investito l'albergo Rigopiano-Gran Sasso Resort. A sei anni dalla tragedia il dolore rimane sempre vivo. Un disastro di cui nessuno era consapevole. Forse sarebbe meglio dire che sono state profondamente sottovalutate le conseguenze legate a una scarsa valutazione del rischio geologico.

Il 23 febbraio è arrivata la sentenza che avrebbe dovuto giudicare gli imputati ritenuti responsabili del disastro. Il verdetto è stato pronunciato dal gup del Tribunale di Pescara, Gianluca Sarandrea, che ha assolto 25 persone e ne ha condannate cinque per "responsabilità legate alla sicurezza stradale e all'agibilità del resort", secondo quanto riporta l'Ansa.

"Vergogna, vergogna. Ingiustizia è fatta. Assassini. Venduti. Fate schifo", questa è la reazione dei familiari di chi è venuto a mancare a causa della tragedia. Una sentenza ritenuta inaccettabile da parte dei parenti delle vittime, che hanno dovuto aspettare sei anni. Sparisce il reato di disastro colposo, per mancanza di individuazione del "modello di amministratore pubblico che aveva il dovere di prevedere la valanga ed evitare la tragedia", come aveva chiesto il pm Giuseppe Bellelli.

Ma se finora avevamo guardato questo disastro ambientale con occhi distaccati, limitandoci a condannare i responsabili della vicenda, ora non possiamo più far finta di ignorare un dato di fatto: la cultura del condono sta distruggendo il nostro Paese. Non ci preoccupiamo abbastanza del fatto che non abbiamo a disposizione una mappa nazionale completa dei rischi geologici.

Inoltre, non ci stiamo muovendo ancora abbastanza per contrastare lo scioglimento dei ghiacciai delle nostre catene montuose, a causa del riscaldamento climatico. Federfuni Italia ci aveva raccontato come "Le temperature sopra la media e la mancanza totale di neve stanno mettendo in ginocchio il settore del turismo bianco, soprattutto sull’Appennino". Per questo motivo, Federfuni Italia a gennaio aveva chiesto aiuto al governo.

Insomma, non abbiamo ancora imparato nulla dalla tragedia di Rigopiano, né dall'Aquila, né da Ischia o da Amatrice. Per egoismo, per interesse economico personale. Perché ancora siamo convinti che disastri del genere non possano toccarci, finché poi non li viviamo.

Nel 1958, l’hotel Rigopiano era sostanzialmente una baita in pietra a due piani. Un rifugio CAI, poi acquistato dalla Gran Sasso Resort, che lo ha ristrutturato nel 2007. Ha aggiunto la spa e l'ha coperta con una cupola in vetro. Ma quella parte dell'hotel è stata costruita sopra colate e accumuli di detriti preesistenti, inclusi quelli da precedenti valanghe. Sembra addirittura che la struttura sia stata edificata su un terreno che aveva subito già distacchi.

A evidenziarlo sarebbe proprio il PAI, ovvero il Piano per l'Assetto Idrogeologico, o la Carta Geomorfologica della Regione Abruzzo. Il documento da 30 anni a questa parte testimonia come il resort sia sorto sopra i resti di eventi di distacco, che provengono dal canalone che sovrasta la montagna, ovvero un "solco erosivo, stretto e inciso con maggiore o minore pendenza, che intaglia le pareti rocciose delle montagne".

Sempre occupati a commentare ogni fatto di cronaca, non ci curiamo di queste cose fondamentali, che attentano le vite umane. È responsabilità anche nostra chiedere alla Politica e alla Comunità scientifica i giusti provvedimenti e il controllo su chi non rispetta le norme. In Italia, infatti, non abbiamo ancora una carta geologica nazionale della conformazione del nostro territorio. O meglio, ce l'abbiamo, ma in larga parte non è completata.

A segnalarlo è stato anche l'Istituto Superiore per la Protezione e la Sicurezza Ambientale (ISPRA), che a novembre del 2022 ha lanciato un allarme"A rischio, per assenza di nuovi finanziamenti, il completamento della Carta Geologica d’Italia e con essa la conoscenza del suolo e del sottosuolo nazionale, indispensabile per riuscire a contenere i disastri, mettere in sicurezza i territori e procedere ad un’idonea pianificazione urbanistica". È fondamentale per capire e prevenire eventuali eventi naturali, per fare in modo che non diventino disastri.

Tutto ciò rientra nel progetto CARG, avviato alla fine degli anni '80, ben 40 anni fa. Un lavoro ambizioso portato avanti da ISPRA, in collaborazione con le Regioni, le Province autonome, le Università e il CNR, essenziale per "ricavare informazioni oggi più che mai preziose relativamente all’individuazione delle risorse idriche ed energetiche a quelle minerarie, dalla descrizione delle aree più idonee allo stoccaggio delle scorie radioattive o alla progettazione di infrastrutture sicure". Anche se a febbraio del 2022 abbiamo inserito la tutela dell'Ambiente in Costituzione, c'è ancora tanto lavoro da fare perché entri nella nostra cultura.

Ma cosa prevede questo lavoro? La realizzazione di 636 fogli geologici e geotematici alla scala 1:50.000 che compongono l’intero territorio nazionale. Sono oltre vent'anni, dal 2000, che questo progetto non riceve più finanziamenti. L'assenza di fondi è ancora più allarmante in un Paese con un rischio idrogeologico molto alto: secondo i dati ISPRA infatti, dal 2010 al 31 ottobre 2022 si sono verificati in Italia 1.503 eventi estremi, con 780 comuni colpiti e 279 vittime.

Sono quindi vent'anni che siamo fermi, immobili, indifferenti, ma troviamo comunque il tempo per indignarci per la tragedia "del giorno". Cosa dovrebbe averci insegnato Rigopiano? Che la montagna non ha nessuna colpa, siamo noi a dover essere umani.

Credits foto:

Immagine di copertina: Wikipedia_ValangadiRigopiano

Foto Rifugio CAI: Wikipedia_ValangadiRigopiano

Il mio interesse per il giornalismo nasce dalla voglia di approfondire tutto ciò che oggi giorno accade sempre più velocemente. Unisco altro…