
Accade ancora troppo spesso che gli interessi commerciali delle persone mettano in secondo piano i diritti e il benessere degli animali. È ciò che è avvenuto anche domenica scorsa in Sudan, dove una nave mercantile è affondata provocando la morte delle oltre 15 mila pecore che trasportava. Secondo le autorità, avrebbe potuto trasportarne solamente 9.000.
L’imbarcazione, chiamata Badr 1 e diretta verso l’Arabia Saudita, si è inabissata in alcune ore nel Mar Rosso, proprio mentre stava lasciando il porto sudanese di Suakin. Sembra evidente che la ragione dell’affondamento sia stato il carico di bestiame, eccessivamente pesante per essere trasportato da quella nave. Mentre per la maggior parte degli animali non c’è stato niente da fare, tutti i membri dell’equipaggio sono sopravvissuti.
L’Arabia Saudita importa dal Sudan il 70% del proprio bestiame, e questo incidente provocherà un danno economico stimato in 3,7 milioni di dollari. Delle 15.800 pecore totali, se ne sarebbero al momento salvate circa 700 ma, come ha detto al Guardian il proprietario del bestiame, “sono state trovate molto malate e non ci aspettiamo che vivano a lungo".
Ora sono in corso le indagini per accertare le dinamiche che hanno portato all’ennesimo episodio responsabile della morte e della sofferenza di animali trasportati a scopi commerciali. Capita, ad esempio, che le navi mercantili adibite al trasporto di animali vivi si trovino bloccate al largo, per varie ragioni, mettendo a rischio la salute degli stessi animali.
Dobbiamo ricordare che gli animali non possono essere considerati una merce come le altre, e che hanno dei diritti che vanno rispettati e tutelati. Anche alla luce di quanto accaduto in Sudan, bisognerà lavorare affinché anche chi trae profitti dalla vendita di bestiame garantisca quanto possibile il benessere degli animali.