
È la corrida più famosa del mondo, è la corsa dei tori di Pamplona. Nella capitale della regione spagnola delle Navarra, ogni anno dal 6 al 14 luglio avviene una ricorrenza che da tempo ormai è diventata una vera e propria tradizione riconosciuta in tutto il mondo.
Se ancora non lo sai, le origini di questo evento risalgono all'epoca medievale quando i pastori della regione di Navarra portavano i tori nelle praterie fino a Plaza Mayor, antecedente a Plaza de Toros.
Solo la pandemia l'ha bloccata per tre anni di fila tra le gioie degli animalisti che sperano, giustamente, finisca il prima possibile.
E chissà se dopo quanto accaduto quest'anno qualcosa in questo senso possa realmente accadere. Sì perchè nella festa di San Firmino, la corsa dei tori, chiamata ‘l'Encierro',è finita in una vera tragedia. In soli tre giorni i tori liberati in città hanno provocato 10 feriti. Tutte persone che poi sono finite all'ospedale.
Chi è stato colpito da una cornata e chi invece ha riportato ferite al viso, ma anche persone che correndo sono cadute e poi calpestate, non dai tori, ma dalla folla.
La corsa in città è iniziata la mattina del 6 luglio, intorno alle 8 e andrà avanti per 8 giorni e 12 ore.
I tori vengono liberati dal loro recinto e iniziano la corsa partendo da Calle Santo Domingo fino all’arena delle corride, la famosa Plaza de Toros.
Tutto il percorso della corsa è lungo meno di un 1km, circa 850metri con esattezza, però i tori proseguono il tragitto lungo tutte le vie della città: tra Plaza de Consistorial, via Mercaderes fino al tratto rettilineo di Telefonica che conduce alla strettoia per Plaza de Toros.
Quello che sta accadendo quest'anno, con soli 3 giorni di corrida, rischia di essere ricordato come l'evento più pericoloso degli ultimi anni, anche perchè dal 1911 ad oggi sono morte 16 persone e l'ultima vittima risale al 2009. Un toro aveva incornato un ragazzo spagnolo di 27 anni che purtroppo non riuscì a sopravvivere.
L'unico modo per fermare tutto questo non è trovare soluzioni che rendano sicure questa ricorrenza, ma bloccarla definitivamente, così che gli animali non vengano rinchiusi in gabbia per poi liberarli facendoli sfogare e dall'altro lato le persone non rischino la vita.