Perché Greta Thunberg e altri attivisti protestano contro le turbine eoliche nel territorio dei Sami

La violazione dei diritti umani non è la via da seguire se si vuole combattere il cambiamento climatico e favorire le energie alternative, come dimostra il parco eolico norvegese che viola i diritti del popolo Sami.
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Roberto Russo 2 Marzo 2023

Greta Thunberg è stata fermata dalla polizia norvegese, come probabilmente avrai letto, mentre protestava contro la costruzione e il funzionamento delle turbine eoliche su terreni tradizionalmente utilizzati dagli allevatori di renne, il popolo indigeno dei Sami. Assieme a lei, a bloccare l'ingresso del Ministero norvegese del Petrolio e dell'Energia, c'erano altri attivisti ambientali che hanno ricevuto il supporto di diverse realtà internazionali tra cui il Climate Action Network International (CAN). Ma né Thunberg, né gli altri ambientalisti coinvolti sono contro l'eolico, che è tra l'altro una fonte importante di energia pulita. Il problema qui è un altro.

La comunità Sami vive nella regione di Finnmark, la più settentrionale della Norvegia, e si occupa principalmente di allevamento di renne e pesca. Il cambiamento climatico rappresenta una sfida per queste attività, ma non è l'unica minaccia per la comunità e per la sua sopravvivenza. Le azioni controverse del governo norvegese per aprire l'Artico alle attività minerarie e la costruzione aggressiva di turbine eoliche in tutte le aree naturali protette del Paese rappresentano un grave pericolo per la comunità.

Diritti umani e protezione del clima

Mettiamo subito in chiaro le cose e lo facciamo con le parole che la stessa Greta ha detto a Reuters: “I diritti delle popolazioni indigene e i diritti umani devono andare di pari passo con la protezione del clima e l'azione per il clima. Se ciò avviene a spese di alcune persone, non è giustizia climatica”. Il problema dunque non è l'eolico, ma il luogo scelto per la costruizione di questo specifico parco.

Non è la prima volta, come ben saprai, che Greta Thunberg viene fermata e portata via dal luogo in cui sta manifestando: è successo anche recentemente per i fatti di Lützerath, in Germania. A Oslo, gli attivisti hanno scelto di occupare pacificamente l'area di accoglienza del Ministero, ma sono stati allontanati con la forza dalla polizia che li ha anche trattenuti per qualche tempo, prima di rilasciarli. I ragazzi sono poi tornati e hanno protestato fuori dalla sede del Ministero.

La situazione dal punto di vista legale

Nell'ottobre 2021, la Corte Suprema norvegese aveva stabilito che la costruzione delle turbine eoliche violava i diritti del popolo Sami, che da secoli utilizza la terra per l'allevamento delle renne. Nel loro verdetto, i giudici avevano stabilito all'unanimità che l'esproprio e i permessi operativi per la costruzione delle 151 turbine non erano validi. Tuttavia, non hanno dato indicazioni su cosa si debba fare con le turbine già in funzione che riforniscono circa 100.000 famiglie norvegesi. A oggi, comunque, il parco eolico è in funzione. Per questo motivo, i rappresentanti della minoranza indigena Sami chiedono l'abbattimento delle turbine.

Le autorità norvegesi si sono finora astenute dal prendere provvedimenti e hanno ordinato ulteriori valutazioni. Il Ministro del Petrolio e dell'Energia, Terje Aasland, ha riconosciuto che il caso rappresenta un pesante fardello per i Sami e ha anche indicato che il destino finale dei parchi eolici è un dilemma legale complesso, nonostante la sentenza della Corte suprema. E spera di trovare un compromesso.

Anche noi speriamo che si trovi una soluzione, perché non c'è progresso, in alcun campo, senza giustizia.