Perché il calo del prezzo del petrolio è una brutta notizia (e allo stesso tempo un’opportunità) per l’ambiente

L’oro nero è in crisi e il suo valore si è ridotto drasticamente, complice il calo della domanda dovuto alle misure di contenimento adottate per l’emergenza coronavirus. Ma un prezzo troppo basso rischia di rendere meno competitive le fonti rinnovabili e ancora più lontana l’elettrificazione dell’auto. A meno che non intervenga la politica, in un’ottica di maggiore sostenibilità.
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Federico Turrisi 24 Aprile 2020

Il lockdown imposto per contenere la diffusione del coronavirus sta avendo delle notevoli ripercussioni sull'industria del petrolio. Il 20 aprile 2020 è stato il "lunedì nero" dell'oro nero, con il prezzo WTI, valore di riferimento del greggio statunitense, sceso addirittura in territorio negativo. Bene, penserai, potrebbe essere allora l'inizio della fine per il settore dei combustibili fossili e un grande impulso per la transizione ecologica? No, non è proprio così. Prima di comprendere le ragioni di questa risposta e le possibili conseguenze per il futuro, occorre fare un passo indietro e considerare brevemente quello che è accaduto nei giorni scorsi.

Che cosa sta succedendo

Non staremo a fare un'analisi della contingenza finanziaria che ha determinato l'abbassamento delle quotazioni del petrolio Wti e la sua discesa in area negativa; sono altri i siti più adatti per approfondire la questione. Vediamo però, in sintesi, il quadro generale. Miliardi di persone nel mondo sono in quarantena o comunque hanno ridotto gli spostamenti. Gli effetti del lockdown sono sotto gli occhi di tutti: il numero di veicoli che circolano sulle strade è diminuito notevolmente, il traffico aereo è crollato, diversi settori hanno sospeso le attività. Ciò ha determinato un calo della domanda di petrolio; e calo della domanda significa anche calo del prezzo.

Si è creata una situazione in cui la domanda è così bassa rispetto alla quantità di petrolio estratto che le aziende di raffinazione hanno smesso di acquistare barili di greggio. I produttori e i distributori di petrolio si sono così trovati ad accumulare scorte, barili su barili che non sanno più come immagazzinare. Sono arrivati al punto di essere disposti a spendere soldi pur di liberarsi delle scorte in eccesso.

Se negli Stati Uniti le preoccupazioni per la saturazione della capacità di stoccaggio sono al massimo, in Europa la situazione è un po' migliore. Tuttavia, anche il Brent, l’indice del prezzo del petrolio venduto nel Vecchio Continente, ha subito un forte calo e da gennaio la sua quotazione è scesa di oltre il 60%.

Le ricadute sul settore delle energie rinnovabili

La domanda di energia è in crescita da decenni, andando di pari passo con l'incremento demografico sul nostro pianeta. Nei decenni scorsi i combustibili fossili (carbone, petrolio, gas) occupavano un ruolo di primo piano nel settore energetico. Ma potremmo anche usare il tempo presente: occupano. Le attività di perforazione e di estrazione non si fermano. Basta vedere gli esempi del petrolio e del gas di scisto oppure delle sabbie bituminose nel continente americano. Perfino lo scioglimento dei ghiacci è visto come una grande occasione per mettere le mani sulle risorse naturali presenti nella regione artica.

"L'over-supply, ossia la grande disponibilità, di idrocarburi, oltre alle innovazioni nel campo del trattamento del carbone, stanno rendendo la vita sempre più difficile alle fonti rinnovabili. Checché se ne dica, l'eolico e il fotovoltaico presentano dei costi che hanno bisogno di una forte sussidiazione pubblica e/o di una forte promozione da parte del decisore politico. Se il prezzo del petrolio e quello del gas continuano a calare, essere competitivi con il fotovoltaico o con l'eolico diventa più difficile", spiega Roberto Fazioli, professore di Economia dell'Energia e dell'Ambiente presso l'università di Ferrara.

La strada verso lo sviluppo sostenibile fondato sull'energia proveniente dal sole e dal vento è dunque in salita? Partiamo da una considerazione: non è così semplice raggiungere la completa decarbonizzazione in campo energetico. "Prendiamo il caso della Germania: è vero, ha aumentato la quota di rinnovabili allacciate alla rete elettrica, ma allo stesso tempo ha dovuto aumentare la quota di impianti a carbone e lignite, perché altrimenti non riusciva a soddisfare con equilibrio la domanda di energia", aggiunge il professor Fazioli. Un autentico paradosso, se pensiamo che la Germania ha annunciato l'abbandono totale del carbone entro il 2038 (comunque in netto ritardo a molti altri paesi europei).

"Le fonti rinnovabili, per competere con quelle fossili, hanno bisogno di una forte spinta da parte del decisore politico"

"L'idea di utilizzare il fotovoltaico e l'eolico per determinare un equilibrio nel sistema energetico è sbagliata, a meno che non si investa molto nelle batterie, negli accumulatori di energia". Certo, tecnicamente è una soluzione. Ma bisognerebbe aprire un altro enorme capitolo: quello relativo all‘impatto ambientale della filiera delle batterie, tema che noi di Ohga abbiamo approfondito recentemente, alla luce di un'eventuale diffusione di massa delle auto elettriche.

Le ricadute sul mercato dell'auto elettrica

Abbiamo citato l'auto elettrica, il simbolo della mobilità futura a emissioni zero. Come interpretiamo il calo del prezzo del petrolio per un settore come quello, per l'appunto, dell'auto elettrica? Qualcuno potrebbe pensare che la discesa del prezzo del petrolio significa automaticamente un calo del prezzo dei carburanti. In realtà, questo ragionamento è sbagliato. I ribassi del prezzo di benzina e gasolio nelle aree di servizio, a confronto con le quotazioni del petrolio sul mercato, sono piuttosto modesti. Questo perché sul prezzo finale del carburante incidono in maniera preponderante le accise (17 in Italia) e l'Iva (al 22% sui carburanti nel nostro paese).

Il discorso è un altro ed è molto simile a quello che facevamo poco fa sulle rinnovabili. Anche nel caso delle auto elettriche i costi per un'infrastrutturazione completa del territorio sono davvero elevati: occorrono dunque sì incentivi statali, ma soprattutto la volontà politica di sostenere la transizione ecologica del settore automotive. "Nella misura in cui il prezzo del petrolio cala, a mio parere, diventa più conveniente in questo momento ripensare alla sostenibilità del motore a combustione interna con l'aiuto dell'innovazione tecnologica", conclude Fazioli.

Le ricadute sul settore delle materie plastiche

La plastica è un derivato del petrolio, questo è risaputo. C'è un aspetto da considerare: è probabile che il calo del prezzo del greggio renda più conveniente utilizzare materia prima vergine anziché optare per la plastica riciclata. "Questo è vero. Derivando dal processo di cracking del petrolio, per il settore delle plastiche non è un problema: voglio dire, se già utilizzo il petrolio, tanto vale sfruttarlo in tutte le sue funzionalità", prosegue Fazioli. "Il vero problema non è il materiale in sé, ma l'uomo che non raccoglie in maniera adeguata la plastica da avviare a riciclo. La maggior parte dei materiali plastici è riciclabile. Dietro l'immagine della tartaruga intrappolata nella plastica c'è soprattutto una modalità scorretta, se non illegale, di smaltimento dei rifiuti da parte dell'uomo".

La domanda allora è questa: il calo del prezzo del petrolio può in qualche modo portare benefici all'ambiente? La risposta è sì, se lo vediamo come un'occasione per riportare al centro del dibattito l'esigenza di uno sviluppo sostenibile e per farci delle domande. Perché per esempio non rivedere il sistema dei sussidi pubblici ai combustibili fossili e investire di più invece su soluzioni innovative a basso impatto ambientale?

Ma il calo del prezzo del petrolio ci costringe anche a mantenere i piedi per terra. "Il petrolio non serve più di tanto a produrre energia elettrica, come molti potrebbero pensare, ma serve in particolare per i derivati dell'industria petrolchimica: dalla cosmesi all'informatica, dall'edilizia all'automotive. Un'auto elettrica è piena di plastica, è piena di petrolio, per poter essere più leggera. Non si potrà non tenere conto della domanda di plastica e di altri derivati del petrolio in un ragionamento di mix energetico".