
Ti è mai capitato di essere a tavola, chiedere il sale e sentirti dire: “Te lo appoggio sul tavolo, non si passa di mano in mano”? Questa frase, apparentemente innocua, è legata a una delle superstizioni più radicate della tradizione popolare. Ma da dove nasce questa usanza? E perché il sale è considerato così "delicato" dal punto di vista simbolico?
La convinzione che non si debba passare il sale di mano in mano affonda le sue radici in tempi antichissimi. Nella cultura contadina e in molte tradizioni europee, il sale è sempre stato visto come un elemento prezioso e sacro, simbolo di:
Farne cadere anche solo un pizzico o passarlo in modo “sbagliato” era considerato di cattivo auspicio.
Secondo la superstizione, passare il sale direttamente da una mano all’altra può rompere un legame o causare litigi tra le due persone coinvolte. Per questo, per "interrompere" l'energia negativa, si preferisce appoggiare il sale sul tavolo, lasciando che l'altra persona lo prenda da sola.
In alcune versioni più antiche, si credeva anche che il gesto potesse attirare la sfortuna o la povertà, soprattutto se accompagnato da una caduta accidentale del sale.
Questa credenza non è solo italiana. Anche in molte altre culture il sale è avvolto da significati simbolici:
Secondo la credenza, se il sale cade, per evitare la sfortuna bisogna gettare un pizzico dietro la spalla sinistra. Un gesto simbolico che, secondo la tradizione, dovrebbe "accecchiare il diavolo" e allontanare le negatività.
Oggi, anche se non tutti ci credono, questa piccola attenzione fa parte del galateo non scritto di molte tavole italiane. Passare il sale appoggiandolo sul tavolo è diventata un’abitudine comune, più per rispetto della tradizione che per vera superstizione.
In ogni caso, sapere da dove viene ci aiuta a comprendere meglio le nostre abitudini e il valore culturale che può avere anche un semplice gesto quotidiano.