
"Velocizzare la decarbonizzazione garantendo la sicurezza energetica del Paese", lo ha detto il ministro dell'Ambiente Pichetto Fratin dopo aver firmato il documento con il quale chiede a Terna, ARERA e GSE di rivedere la produzione di energia elettrica da carbone, da olio combustibile, da biomasse solide e bioliquidi sostenibili.
Il Ministro ha chiesto di fermare le centrali a olio combustibile e di ridurre al minimo la produzione di energia da quelle a carbone. Il precedente atto di indirizzo del 31 marzo 2023 conteneva già delle indicazioni sull'ottimizzazione dell’utilizzo dei combustibili diversi dal gas con lo scopo di risparmiare al massimo la materia prima, ora Pichetto Fratin ha chiesto di rivedere anche il piano di massimizzazione del carbone. Ciò è stato possibile perché nell’ultima riunione del Comitato tecnico di emergenza e monitoraggio del sistema del gas naturale è emerso uno scenario differente, più rassicurante in merito al "livello di riempimento degli stoccaggi di gas", che vede una contrazione della domanda elettrica e un incremento della produzione idroelettrica.
“Gli stoccaggi riempiti all’82% già a fine giugno e la maggiore produzione di energia da fonti rinnovabili ci hanno consentito di attivare queste nuove disposizioni che riescono a tenere insieme due dei grandi obiettivi: velocizzare la decarbonizzazione garantendo la sicurezza energetica del nostro Paese”, afferma il ministro Pichetto Fratin.
Gli impianti che TERNA aveva indicato per la strategia di massimizzazione, inseriti dall'esecutivo di Mario Draghi nel Decreto Legge n.14 del 2022, o anche detto "Decreto Ucraina", volti a ridurre il consumo di gas naturale, sono centrali a carbone e a olio combustibile: Brindisi Sud, Fiumesanto, Fusina, San Filippo Del Mela, Sulcis, Torrevaldaliga Nord e Monfalcone.
Solitamente sentiamo parlare di centrali a carbone, meno di quelle a olio combustibile. Quest'ultime sono stabilimenti termoelettrici che bruciano oli combustibili che derivano dal petrolio per la produzione di energia elettrica.
Sono poco efficienti e il prezzo di questi oli è molto elevato, per questo motivo vengono utilizzate solamente in casi di emergenza. Per fortuna, potremmo dire, perché non solo la combustione genera residui tossici che poi devono essere stoccati in luoghi sicuri, ma anche perché queste centrali hanno un impatto ambientale notevole: producono una quantità elevata di anidride carbonica, metano, ossidi di azoto e zolfo, e mercurio.