Plastica tradizionale e plastica biodegradabile: quali sono le differenze?

Nell’articolo 3 della direttiva europea Sup, che i Paesi membri dell’Ue dovranno recepire entro il 3 luglio, sono presenti alcune definizioni, tra cui quella di plastica e anche quella di plastica biodegradabile. Conoscere come vanno smaltiti i prodotti realizzati con questi due differenti materiali è bene, ridurre il quantitativo di rifiuti generati è ancora meglio.
Entra nel nuovo canale WhatsApp di Ohga
Federico Turrisi 19 Giugno 2021

Dove si butta la bottiglietta di plastica? E il sacchetto invece dell'ortofrutta che ti sei portato dal supermercato? Per capirlo, dobbiamo considerare il materiale in cui sono realizzati. La prima (fatta eccezione per il tappo) è costituita da un materiale plastico (il Pet, ovvero il polietilene tereftalato) perfettamente riciclabile, tant'è che va conferita nel bidone della plastica per garantirle una seconda vita.

Il secondo solitamente è in bioplastica, solitamente a base vegetale, ovvero una plastica biodegradabile conforme alla normativa UNI EN 13432. Cioè deve rispettare alcuni requisiti tecnici per essere poi trattato in un impianto di digestione anaerobica e di compostaggio. Il nostro sacchetto (anche se sporco) va pertanto buttato nel bidone dell'umido. Se fare una corretta raccolta differenziata rappresenta il minimo sindacale, se possiamo dire così, la via maestra è soprattutto una: abbandonare per quanto possibile la logica dell'usa e getta e ridurre a monte i rifiuti che produciamo, privilegiando alternative riutilizzabili come borracce in alluminio, o tazzine di ceramica, o ancora bicchieri di vetro e posate in acciaio.