Possiamo salvare il Pianeta, ma dobbiamo smettere di produrre carne

Le soluzioni per salvare il Pianeta ci sono: smettere di produrre carne o comunque ridurre di molto l’attività degli allevamenti intensivi. Lo ha confermato una ricerca, secondo cui «la fine degli allevamenti potrebbe ridurre significativamente i livelli di tre principali gas serra: anidride carbonica, metano e protossido di azoto».
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Gianluca Cedolin 11 Febbraio 2022

La crisi climatica è dovuta a un sistema produttivo ed economico insostenibile per il pianeta, motivo per cui, se davvero dobbiamo combatterla, sono le istituzioni, i governi e le aziende a dover agire. A livello personale, certo, possiamo comunque fare la nostra parte, sia per avere un risultato tangibile, sia per mandare un messaggio sull'importanza del cambiamento.

In questo senso, come dimostrano diversi dati, tra i gesti individuali di maggior impatto nella lotta alla crisi climatica c'è sicuramente il passaggio a una dieta vegetale, o comunque una diminuzione del consumo di carne e altri prodotti animali, soprattutto quelli provenienti dagli allevamenti intensivi.

Se si arrivasse a una sospensione totale delle attività di produzione della carne, la traiettoria della crisi climatica potrebbe cambiare drasticamente, riuscendo a mantenere il riscaldamento globale e le emissioni entro limiti sufficienti a salvare il pianeta.

Questo, almeno, sostiene una ricerca uscita il primo febbraio su Plos Climate, curata da un team di scienziati di Berkeley e Stanford guidato da Michael Eisen e Patrick Brown (Ceo di Impossible food, un'azienda di prodotti vegetali per sostituire la carne).

Lo studio ha elaborato un modello climatico che guardi a tutto l'impatto della produzione della carne attuale, dalle emissioni generate dagli animali alla deforestazione, analizzando gli impatti a lungo termine.

Secondo i risultati, in questo modo risparmieremmo la metà delle emissioni di gas serra necessarie per contenere l'aumento di temperatura sotto i 2 gradi. Il beneficio sarebbe paragonabile a una riduzione annuale del 68% delle emissioni di CO2 globali, e a questo si aggiungerebbero il crollo delle emissioni di metano e protossido di azoto.

Non solo le emissioni crollerebbero, ma molti dei terreni usati ora per coltivare mangime e allevare bestiame potrebbero trasformarsi in preziose foreste e aree verdi.

"La fine degli allevamenti potrebbe ridurre significativamente i livelli di tre principali gas serra: anidride carbonica, metano e protossido di azoto – ha detto Patrick Brown -. La nostra tesi è che la sospensione delle attività di allevamento dovrebbe costituire una priorità per i prossimi anni".

La grandezza e la rapidità di questi potenziali effetti, si legge nello studio, dovrebbe mettere la riduzione o l'eliminazione dell'allevamento al primo posto in tutte le strategie per combattere la crisi climatica.