Un bicchiere di Chartreuse on the rock

Produrre meno liquore per il bene dell’ambiente: la scelta dei monaci certosini

Una decisione singolare presa dai monaci della Grande Chartreuse, casa madre dell’ordine certosino: diminuire la produzione del loro liquore esportato dalla Francia in tutto il mondo anche per il suo impatto negativo sull’ambiente.
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Roberto Russo 13 Marzo 2023

L'impegno per un mondo più sostenibile passa anche attraverso la minore realizzazione di prodotti che sono considerati iconici. Uno di questi è il liquore la Chartreuse, prodotto per secoli dai monaci certosini nella Grande Certosa di Voiron, nel sud della Francia. Una ricetta divenuta celebre, che risale almeno al 1605 e al ritrovamento di un manoscritto contenente la ricetta di un “elisir di lunga vita”. Anche se quella utilizzata oggi è il frutto di qualche modifica.

A oggi infatti solo tre monaci conoscono la ricetta segreta: tutto quello che si sa è che contiene 130 ingredienti tra erbe e fiori. Il liquore – il cui sapore tipicamente dolciastro può variare in base all'annata proprio perché composto da sole erbe – viene prodotto dai monaci in diverse varianti (verde, gialla, elisir) e commercializzato da una fabbrica di Voiron, sempre sotto la supervisione dei medici.

Al pari di altri prodotti dei monasteri – pensa, per esempio, alle celebri birre o anche, almeno qui in Italia, al cioccolato dei trappisti – lo Chartreuse ha avuto un enorme successo tanto da diventare la base di numerosi cocktail ed entrare anche nella cultura popolare (è citato in romanzi e canzoni).

Il perché della scelta

Ora però i monaci hanno deciso di produrne di meno. Il motivo di base risiede nel fatto che l'intensa attività legata sua produzione potrebbe compromettere la loro vocazione di uomini dedicati solo alla preghiera. Da qui la decisione di non interrompere l'antica tradizione, ma di limitarsi alla produzione delle sole casse che servono per il sostentamento della Certosa.

Ma nella lettera che il distributore ha inviato ai clienti è messo nero su bianco un altro motivo, che è anche una scelta di sostenibilità: è un controsenso realizzare un distillato naturale che fa male all'ambiente. Si legge nella lettera: “Produrre milioni di casse non ha alcun senso nel contesto ambientale odierno con un impatto negativo sul pianeta nel brevissimo termine”.

A difesa del pianeta

Realizzare un liquore del genere, composto da sole erbe, ha infatti senza dubbio un impatto negativo sul pianeta per via di tutte le fasi dovute soprattutto alla logistica; inoltre, per via del cambiamento climatico, diventa sempre più difficile reperire gli ingredienti base (ricordiamo che si tratta di 130 tra fiori ed erbe!).

Un plauso alla scelta ecologica dei monaci certosini. A volte è proprio dagli ambienti e dalle persone che meno ci si aspetta che vengono compiuti passi concreti per un mondo più sostenibile.