Quanta acqua serve per produrre i nostri vestiti? Ora uno studio rivela le quantità per ogni tessuto

Ogni vestito che indossi, come sai, ha un costo di produzione. Tra i fattori che ne determinano il prezzo forse dovremmo imparare anche a inserire l’acqua. Perché? Sapevi che servono 2.700 litri d’acqua per produrre una sola t-shirt?
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Francesco Castagna 3 Agosto 2022

Parliamo spesso di acqua, di quella che beviamo, di quella usiamo per scopi domestici e di quella che serve per produrre un cibo. Ma ci chiediamo mai quanta acqua serve per produrre i capi che indossiamo ogni giorno? Secondo le stime, sicuramente è molto di più di quella che ci potremmo immaginare.

Se l'impronta di carbonio, o carbon footprint, è una misura che ci serve per capire quante emissioni di gas serra vengono emesse dalla realizzazione di un prodotto, l'impronta idrica deve essere un altro parametro da non sottovalutare. Questa stima indica infatti quanta acqua serve per realizzare un qualsiasi tipo di merce.

L'impronta idrica è una chiave fondamentale specialmente in questo periodo di siccità. L'acqua infatti sta assumendo sempre più valore come risorsa. A confermarlo sono anche i recenti studi di Johan Rockström, lo scienziato che ha ideato il modello dei nove limiti planetari. Per ogni elemento in considerazione sono previste le soglie entro cui l'uomo può portare avanti la sua attività economica senza che il nostro Pianeta ne risenta. Tra queste, anche l'acqua, ora in esaurimento.

L'acqua è una risorsa che utilizziamo per produrre la maggior parte delle cose di cui facciamo uso. Ma ti sei mai chiesto quanta ne serve per realizzare un vestito? Secondo il report "Quant'acqua sfruttiamo" del SERI, Sustainable Europe Research Institute, servono 2.700 litri d'acqua per produrre una sola t-shirt. Questo dato dovrebbe farti capire che le tue scelte sono determinanti anche quando acquisti un vestito o decidi di disfartene dopo poco.

Spesso l'impiego massiccio di acqua è dovuto al fatto che per produrre i nostri capi i semi dei tessuti vengono trattati con quantità notevoli di fertilizzanti e pesticidi. Il loro uso inaridisce il suolo, che ha bisogno quindi di più acqua. Uno studio pubblicato su ScienceDirect afferma che "Circa l'84% dell'impronta idrica del consumo di cotone nella regione dell'UE-25 si trova al di fuori dell'Europa, con impatti importanti soprattutto in India e Uzbekistan. Data la generale mancanza di adeguati meccanismi di tariffazione dell'acqua o di altre modalità di trasmissione delle informazioni sulla produzione, i consumatori di cotone sono poco incentivati ad assumersi la responsabilità dell'impatto sui sistemi idrici remoti".

Ecco perché, tra le altre cose (tra cui i costi e le condizioni del lavoro), i marchi di vestiti preferiscono produrre in questi Paesi. Qualcun altro, come al solito, paga il prezzo del nostro benessere.

Fibre e Tessuti

Tra le fibre utilizzate per realizzare i vestiti ne esistono alcune che presentano un'impronta idrica molto minore. È il caso del cotone biologico, realizzato senza sostanze chimiche e diserbanti perché sono vietati. L'opzione migliore sarebbe però intensificare la produzione di cotone rigenerato, che ha nell'etichetta la sigla Grs. Essendo rigenerato tramite un processo meccanico che sfilaccia gli scarti e poi li tesse di nuovo non ha bisogno di acqua. I jeans che indossiamo ogni giorno invece hanno bisogno di una quantità d'acqua che va dai 7mila ai 10mila litri. Il tessuto che invece richiede la maggiore quantità d'acqua è il cuoio, con 17.100 litri di acqua per kg di pelle prodotto.