
L’Amazzonia è sempre più in pericolo. Ogni anno, perdiamo migliaia di chilometri quadrati di foresta a causa dei disboscamenti. Tra l’estate 2020 e quella 2021 si è registrato il record negativo dal 2006: è stata rasa al suolo una superficie di 13.235 km². E gli ambientalisti ancora una volta puntano il dito contro il presidente del Brasile Jair Bolsonaro. I dati che mostravano l’aggravarsi della deforestazione, resi pubblici negli ultimi giorni, erano già in possesso del governo brasiliano durante la Cop26, dove il presidente ha cercato invece di minimizzare la situazione.
"L'attuale governo, con la sua politica anti-ambientale, ha drammaticamente aumentato il livello di deforestazione nella più grande foresta pluviale del pianeta. Si tratta di livelli inaccettabili di fronte all'emergenza climatica che viviamo in Brasile e nel mondo, con estremi climatici e i loro impatti sempre più devastanti e frequenti", commenta Cristiane Mazzetti, portavoce della campagna Amazzonica di Greenpeace Brasil.
I nuovi preoccupanti dati sono stati rilevati dall’Instituto Nacional de Pesquisas Espaciais (INPE): in media, risulta un aumento del 52,9% nell'area deforestata nei tre anni del governo Bolsonaro rispetto alla media dei tre anni precedenti. Per rendere l’idea della portata della distruzione, Greenpeace porta alcuni esempi: l’area distrutta tra il 2020 e il 2021 corrisponde a 6 alberi persi per ciascuno dei 212 milioni di brasiliani, o 216 campi da calcio all’ora. Una superficie pari a quasi 9 volte la città di São Paulo e 11 volte la città di Rio de Janeiro.
“Questo è il vero Brasile che il governo Bolsonaro cerca di nascondere con discorsi fantasiosi e azioni di greenwashing all’estero. Quel che dimostra la realtà è che il governo Bolsonaro ha accelerato il percorso di distruzione in Amazzonia”, commenta Mauricio Voivodic, direttore esecutivo di WWF Brasil. “Se non invertiamo questa tendenza, non poniamo fine alla deforestazione e non ripristiniamo le aree già degradate, la foresta amazzonica potrebbe raggiungere un punto di non ritorno e iniziare un processo accelerato di degrado. Se questo accadrà, il Brasile non farà più affidamento sui servizi ambientali vitali che fornisce, come lo stoccaggio del carbonio e la regolazione del precipitazioni nel Paese”.
Il presidente brasiliano è da tempo noto agli ambientalisti per le sue azioni spesso sconsiderate nei confronti dell’Amazzonia: lo scorso ottobre, Bolsonaro era stato denunciato per crimi contro l’umanità proprio a causa della politica di disboscamenti condotta nella foresta pluviale.