In più di cento comuni del Nord Italia, il razionamento idrico è già realtà. La siccità prolungata sta riducendo le riserve d'acqua, costringendo a scelte complicate per quanto riguarda la possibilità di accedere liberamente a una risorsa così fondamentale per la nostra vita di tutti i giorni.
Per utilizzi come l'irrigazione dei giardini, il lavaggio auto, il riempimento di piscine, alcuni organismi locali di gestione delle risorse idriche hanno già chiesto uno stop. Ma c'è il rischio che i razionamenti si allarghino ad altre aree del Paese, e che coinvolgano anche l'uso di acqua potabile per bere, lavare e cucinare? Ne abbiamo discusso con Ramona Magno, responsabile dell'Osservatorio sulla Siccità del Cnr.
Dott.ssa Magno, la situazione siccità si è ulteriormente aggravata.
Il maggio appena passato è stato povero di precipitazioni, ma anche attraversato da ondate di caldo intenso. Quando è piovuto, poi, è accaduto in maniera disomogenea, spesso non dove era necessario che accadesse, e viceversa. Ha piovuto anche a carattere temporalesco, con forte vento e grandine. Questo maggio si somma poi a diversi mesi di precipitazioni scarse, circa il 50% in meno rispetto alla media, da inizio anno. Nel Nord-Ovest, dove sono iniziati i razionamenti, si è registrato anche il 60-70% di piogge in meno. È una siccità ancora più grave rispetto a quella degli anni passati, perché come detto alle scarse piogge si sono unite ondate di caldo anomalo e scarsità di precipitazioni, anche nevose.
Esiste il rischio che i razionamenti si allarghino anche ai consumi di base di acqua potabile?
Purtroppo se la situazione resta questa, o si aggrava, è possibile. Anche perché siamo nella stagione più calda e secca, e le previsioni dicono che si proseguirà così. Il deficit esistente non verrà ricolmato. Ci sarà molto probabilmente scarsità di acqua per tutti i settori, con possibili conflitti che si scateneranno per il suo uso tra agricoltura, industrie, produzione di energia idroelettrica, che ovviamente potranno coinvolgere anche i consumi nelle città. Ripeto, è probabile che dove la situazione è molto critica si possa arrivare anche al razionamento per usi potabili, come in alcuni comuni del piemontese dove già l'acqua è portata con le autobotti.
Ma c'è stata mai una situazione così preoccupante nel nostro Paese?
A livello italiano, negli ultimi 20 anni ogni tre-quattro viene registrata una siccità intensa ed estesa, che ha interessato però di volta in volta zone diverse. Ora stiamo parlando di una siccità gravissima in Piemonte e in Pianura Padana, tra Veneto, Emilia-Romagna e Lombardia. Qui i dati dicono che la situazione è molto rara, diversa rispetto al passato. Oggi c'è una concomitanza tra scarse piogge e alte temperature, oltre che episodi di vento caldo in inverno, che hanno aumentato il disseccamento del terreno. Si tratta di fattori che si sono accavallati e sovrapposti, aumentando la gravità della situazione rispetto ad altri anni. Per esempio rispetto al maggio 2003, noto come l'annus horribilis del clima, dove però era solo la temperatura il fattore scatenante.
Ci sono altri Paesi sono nella nostra stessa situazione o c'è un'unicità italiana?
No, l'inverno è stato secco per tutto il settore centro-occidentale del Mar Mediterraneo. Anche in Francia ora hanno seri problemi a livello agricolo, con la stagione che sarà come in Italia parzialmente compromessa. In tutta l'area si sta subendo caldo anomalo, il blocco di alta pressione che insiste da questo inverno sull'Europa occidentale ha colpito tutti. Un altro fattore scatenante di questa situazione è che per il secondo anno c'è attiva la Nina, alla cui azione sono legati periodi di siccità più forti e prolungati. Il problema è che si prevede che la Nina perduri fino al prossimo inverno, cosa che potrebbe voler dire un'ulteriore aggravarsi della situazione. Se non piove dopo l'estate, sarà problematico.
C'è però da noi un problema di sprechi.
Assolutamente, inoltre la frequenza della siccità e la sua gravità dovrebbero farci cambiare approccio. Passando dal cercare rimedi alle crisi alla gestione del rischio in precedenza. In futuro servirà investire per ridurre le perdite della rete idrica, per ottimizzare l'irrigazione, per conservare meglio l'acqua, anche attraverso la gestione sostenibile delle falde acquifere. C'è un disequilibrio per cui i prelievi di risorsa sono uguali al solito, ma le falde non vengono poi riempite. E quindi a lungo andare si esauriscono. Servono soluzioni a lungo termine, integrate, occupandosi meglio anche dello sviluppo delle aree rurali, le più colpite da questi avvenimenti.