Riciclo, nuovi impianti per la differenziata, stop ai viaggi degli scarti: così il Pnrr si occupa dei rifiuti

Qualche giorno fa è stato presentato il Piano Nazionale di Gestione dei Rifiuti. Previsto anche dal Pnrr, ha come obiettivo è ammodernare gli impianti di trattamento, puntando su raccolta differenziata e riciclo. Il Sud ha effettuato la maggior parte delle richieste di finanziamento, e non sorprende: a oggi, circa il 70% degli impianti si trova nel Nord del nostro Paese.
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Michele Mastandrea 28 Marzo 2022

Mai più rifiuti trattati con tecnologie antiquate. Stop anche ai trasferimenti di materiali di scarto da una Regione all'altra, con conseguenze negative sull'ambiente e sui bilanci. Puntare su aumento dei tassi di riciclo e raccolta differenziata, credendo nell'economia circolare. Tutte necessità che sicuramente ti vedranno d'accordo.

Sarai allora contento di sapere che in questa direzione va anche la proposta di Piano Nazionale di Gestione dei Rifiuti, presentata venerdì scorso dal Sottosegretario al Ministero della Transizione Ecologica, Vannia Gava, e dal presidente di Ispra (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale), Stefano Laporta.

Un obiettivo del Pnrr

Il Piano è parte integrante del Pnrr, il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, per quanto riguarda la ‘Missione 2 – Rivoluzione verde e transizione ecologica' e la ‘Componente 1 – Economia circolare e agricoltura sostenibile'.

Tra gli obiettivi da raggiungere con il lavoro del Mite c'è proprio quello dell'ammodernamento della rete di impianti di trattamento rifiuti sull'intero territorio nazionale. Altri obiettivi della proposta la riduzione del numero di discariche irregolari nel Paese e l'aumento dei tassi di raccolta differenziata e di riciclo dei rifiuti. A questo fine sono stati stanziati 2.1 miliardi di euro dei fondi in arrivo dall'Unione Europea.

Devi sapere che in totale, gli impianti di gestione dei rifiuti urbani attivi oggi in Italia sono 673. Di questi, 359 sono relativi al trattamento della raccolta differenziata (293 impianti di compostaggio, 43 legati al trattamento integrato aerobico/anaerobico e 23 per la digestione anaerobica); 132 sono invece impianti per il trattamento meccanico o meccanico biologico, 131 sono discariche. A questi si aggiungono 37 inceneritori e 14 impianti industriali attivi nel co-incenerimento dei rifiuti urbani.

Sud e Centro sono indietro

Circa il 45% delle richieste di finanziamento è arrivata dalle Regioni del Sud, a fronte del 36% del Nord e del 19% del centro. In totale sono stati presentati progetti per circa 12 miliardi di euro, circa sei volte dunque in più di quelli disponibili. Spetterà proprio a Mite e Ispra decidere quali finanziare. I fondi potranno essere usati sia per costruire nuovi impianti, sia per ammodernare quelli già esistenti.

In particolare, servirà potenziare quelli del Mezzogiorno e in misure minore del Centro, che in molte aree di territorio sono molto indietro. Basti pensare che il 70% degli impianti si trova nel Nord, e che molto spesso tir carichi di rifiuti attraversano il nostro Paese per raggiungere gli impianti settentrionali. Qui vengono infine trattati, al termine di un processo "non coerente con i principi di auto-contenimento territoriale o prossimità dettati dagli indirizzi normativi e delle buone pratiche", come ha spiegato Laporta.

"È necessario arrivare ad una autonomia di impianti a livello regionale e territoriale e bloccare ‘il turismo‘ dei rifiuti da una regione all'altra", ha spiega Gava, per cui "avere una risorsa impiantistica vuol dire anche non avere circolazione su gomma e ulteriore inquinamento". E significa anche evitare nuovi casi come quello che ha visto contrapposti il nostro paese e la Tunisia, dove la scoperta di decine di tonnellate di rifiuti illegali ha provocato la dura reazione del paese africano, ma anche dei cittadini campani dove i rifiuti sono stati riportati indietro.