Rifiuti speciali: cosa sono e come si smaltiscono

I rifiuti speciali derivano prevalentemente dalle produzioni di tipo industriale e seguono un loro personale percorso di smaltimento. Cerchiamo di capire insieme che cosa sono, qual è la differenza con i rifiuti urbani e come si smaltiscono correttamente, secondo le regole fissate dalla normativa di riferimento.
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Sara Del Dot 20 Novembre 2018

Rifiuto è tutto quello di cui ti vuoi disfare, tutto ciò che ogni giorno butti via. E allo stesso tempo, quello che buttano i tuoi vicini di casa, i tuoi concittadini, i tuoi connazionali. E anche le aziende, gli ospedali, le fabbriche. Tutti producono rifiuti. Di qualsiasi tipo.

I tipi di rifiuti, infatti, sono tantissimi, e ciascuno ha il proprio posto nella filiera dello smaltimento e del riciclo. Plastica, carta, vetro, lattine, tetrapak. Ma c’è un’altra distinzione che viene fatta ancora prima della scelta del bidone in cui gettare il proprio scarto. Ed è quella tra rifiuto urbano e rifiuto speciale.

Cosa sono i rifiuti speciali

A differenza di quelli urbani, che consistono nei rifiuti che buttiamo nei bidoni di casa, che vengono raccolti per le strade o nelle aree pubbliche e quelli vegetali provenienti dalle aree verdi, i rifiuti speciali necessitano interventi di smaltimento particolari e appositi, e il più delle volte non derivano direttamente dai privati cittadini.
Possono essere classificati sotto questa voce:

  • Rifiuti derivanti da lavorazione industriale
  • Rifiuti di attività commerciali
  • Rifiuti derivanti da attività di recupero e smaltimento rifiuti, fanghi che derivano dal trattamento delle acque e depurazione delle acque reflue e da abbattimento di fumi
  • Rifiuti derivanti da attività sanitarie
  • Macchinari e apparecchiature vecchi o rovinati
  • Veicoli a motore e rimorchi ormai inutilizzabili

Secondo il Rapporto sui Rifiuti Speciali 2018 redatto dall’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale, in Italia la produzione dei rifiuti speciali è in costante aumento, tant’è che nel 2016 ha raggiunto le 135 milioni di tonnellate. È inoltre importante sottolineare che il 40,6% dei rifiuti speciali deriva da attività edilizie, quindi si tratta nella maggior parte dei casi di calcinacci e scarti non particolarmente pericolosi, che possono facilmente essere inseriti in progetti di riciclo anche tramite percorsi di economia circolare.

Come si smaltiscono i rifiuti speciali

A differenza dei rifiuti urbani, che vengono raccolti e gestiti dalla pubblica amministrazione sulla base di una tassa apposita (la tassa sui rifiuti, TARI), lo smaltimento dei rifiuti speciali viene effettuato da un sistema di aziende private. La gestione dei rifiuti speciali avviene prevalentemente attraverso il recupero di materia, ovvero il riciclo. Infatti, nel 2016, in Italia è stato avviato a riciclo ben il 65% dei rifiuti speciali prodotti. Il Belpaese quindi si posiziona in prima linea per quanto riguarda la gestione di questo tipo di rifiuto. Altre modalità di gestione riguardano lo smaltimento in discarica, l’incenerimento, l’avvio al recupero di energia.

Rifiuti speciali pericolosi

Proprio come quelli urbani, anche i rifiuti speciali comprendono dentro di sé un particolare sottogruppo, che è bene tenere sempre in considerazione: sto parlando dei rifiuti pericolosi, che necessitano di un altro tipo di gestione. Per quanto riguarda i rifiuti urbani, quelli classificati come pericolosi sono pochi, individuabili prevalentemente nelle pile scariche e nei medicinali scaduti che hanno, infatti, contenitori appositamente dedicati.

Parlando invece di rifiuti speciali pericolosi, l’elenco si amplia. Il Ministero dell’Ambiente definisce i rifiuti speciali pericolosi «quei rifiuti generati dalle attività produttive che contengono al loro interno un’elevata dose di sostanze inquinanti». In pratica, quelli che abbiamo sempre chiamato rifiuti tossici o nocivi, che hanno bisogno di essere trattati per diventare il meno pericolosi possibile. Ma quali sono i rifiuti speciali pericolosi? La maggioranza dei rifiuti speciali pericolosi prodotta in Italia (quasi il 40%) deriva da attività industriali manifatturiere e attività di trattamento rifiuti e risanamento. Ma può trattarsi anche di scarti derivanti da:

  • Raffinazione del petrolio
  • Industria fotografica
  • Produzioni che utilizzano processi chimici
  • Solventi
  • Industria metallurgica
  • Produzione conciaria e tessile
  • Ricerca medica e veterinaria
  • Impianti di trattamento dei rifiuti
  • Oli esauriti

Sempre secondo il Rapporto Ispra 2018, nel 2016 i rifiuti speciali pericolosi gestiti sono stati solo il 7% del totale dei rifiuti speciali: in numeri, parliamo di 9 milioni di tonnellate di rifiuti speciali pericolosi su un totale di 141,3 milioni di rifiuti speciali (93%). Data la loro particolarità, i rifiuti speciali pericolosi raramente vengono riciclati e riutilizzati, ma vengono soprattutto smaltiti e lasciati in discarica.

Come avrai capito, una grandissima fetta, quella più grande, riguarda invece i rifiuti speciali non pericolosi, dei quali fanno parte per esempio gli pneumatici fuori uso, mattoni o ceramiche, polveri provenienti da materiali ferrosi o scarti di segatura.

Normativa

A livello legislativo, il punto di riferimento è rappresentato dal decreto legislativo entrato in vigore nell'aprile del 2006 (D.Lgs. 152/2006), che distingue i rifiuti urbani dai rifiuti speciali a seconda della loro origine e stabilisce le regole per un corretto smaltimento, l'elenco dei rifiuti considerati pericolosi, le autorizzazioni per il trasporto e i doveri di chiunque produce dei rifiuti. In particolare su quest'ultimo punto, però, la normativa è stata aggiornata di recente con il Decreto Rifiuti n. 116/2020, necessario all'Italia per recepire due direttive emanate dall'Unione Europea all'interno del Pacchetto Economia Circolare: tra le novità, c'era l'adozione di nuove linee guida sulla classificazione dei rifiuti da parte del Sistema Nazionale Protezione Ambientale (SNPA) e l'introduzione di nuovi obblighi per i produttori relativi all'etichettatura degli imballaggi. In ogni caso, per conoscere nel dettaglio ogni aspetto della normativa, ti consigliamo di consultare il testo completo della stessa.

(Modificato da Alessandro Bai il 5-3-21)