Ritorna la macabra tradizione della caccia alle balene nelle Faroe

Dallo scorso 8 maggio è ripresa la tradizionale caccia alle balene nell’arcipelago al largo delle coste settentrionali dell’Europa, evento che porterà all’uccisione, in maniera veramente cruenta, di tantissime balene e delfini. Nonostante le critiche degli ambientalisti, la pratica è ancora legale (ma non lo sarebbe secondo la legislazione Ue).
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Roberto Russo 26 Maggio 2023

Anche quest'anno le Isole Faroe (Fær Øer) sono teatro della celebrazione del Grindadràp, la tradizionale caccia legalizzata di balene e delfini, che ogni anno porta all'abbattimento di centinaia di animali. Così, dietro la motivazione ufficiale della necessità di procurare il cibo ai residenti, durante queste battute di caccia le acque del mare si tingono di rosso sangue.

Solo quest'anno, tra l'8 e il 15 maggio, si sono tenute due cacce alla balena con l'uccisione una sessantina di esemplari e altre battute di caccia sono previste durante tutto l'anno.

Come ti abbiamo già detto, le Fær Øer, pur essendo controllate dalla Danimarca per quel che riguarda le politiche di difesa e gli affari esteri, non fanno parte dell'Unione Europea e di conseguenza non sono obbligate a rispettarne la legislazione europea, che invece in base alla Direttiva Habitat del 1992 vieta la cattura e l'uccisione di tutte le specie di cetacei, all'interno però dell'UE.

Il Grindadràp, tra sostenitori e oppositori

Il Grindadràp è un'antica tradizione praticata dal 1584 nell'arcipelago danese, territorio autonomo della Danimarca nel Mare del Nord. I cacciatori circondano le balene pilota e i delfini, che vengono poi spinti fino a una spiaggia certificata per consentire la macellazione. Lì li uccidono con lance e machete e poi distribuiscono il ricavato alla comunità locale.

A livello internazionale, a fronte di alcune voci favorevoli, sono in molti a criticare il Grindadràp. Secondo i primi, che si basano sul fatto che si tratti di una tradizione, c'è da sottolineare che la caccia si concentra sulla balena pilota, una specie non considerata in pericolo. Un dato su cui però non tutti gli esperti concordano: c'è infatti da sottolineare che l'Unione Internazionale per la Conservazione della Natura sottolinea la mancanza di dati accurati e aggiornati sullo stato di questa specie nell'Atlantico settentrionale.

I sostenitori del Grindadràp ritengono che si tratti di un modo sostenibile di ottenere cibo dalla natura senza mettere in pericolo la specie, oltre a rappresentare una parte importante dell‘identità culturale del popolo.

Chi la critica, invece, ritiene che questa caccia sia crudele, selvaggia e non necessaria in un mondo globalizzato con accesso al mercato. Per i gruppi di attivisti, infatti, questa pratica non è altro che un "massacro disorganizzato".

Se da un lato ci si aggrappa alla tradizione e all'identità culturale per continuare a portare avanti questa caccia, dall'altro si fa notare che l'unica causa che potrebbe indurre i faroesi a cessarla sarebbe la preoccupazione per la salute, dato che recenti studi hanno dimostrato che le balene pilota contengono alti livelli di mercurio, componente chimico che può essere dannoso per l'uomo. In risposta, la comunità isolana ha già ridotto il consumo e ha raccomandato alle donne incinte di non mangiare il prodotto.

Per, John Hourston, del gruppo di attivisti Blue Planet Society – così come per molti altri attivisti ambientali – la risposta giusta è scontata : “Siamo – ha detto Hourston – in una crisi di biodiversità climatica e questa piccola isola autonoma pensa che sia giusto uccidere questi animali nel modo più orrendamente crudele possibile. Se permettiamo una tale stravaganza, dove un paese ricco può fare questo a belle creature intelligenti, chiaramente non vinceremo la battaglia contro il cambiamento climatico e la crisi della biodiversità”.