Sardegna, la ricercatrice Bacciu: “Il post-incendio è un momento delicato, fondamentale una pianificazione integrata del territorio”

Il momento dopo un’emergenza incendio è estremamente delicato, perché si rende necessaria una pianificazione che tenga conto delle specificità non soltanto del territorio ma di ogni singola località e specie. Ne abbiamo parlato con la ricercatrice del Cnr Valentina Bacciu.
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Sara Del Dot 27 Luglio 2021

Si sta parlando molto in queste ore del grande incendio che ha colpito la Sardegna negli ultimi giorni. Un fenomeno che, osservando i database dal 1998 a oggi, rappresenta il più grave incendio da allora e i cui effetti saranno quantificabili soltanto con il tempo, anche se è già evidente la portata dei danni a livello economico, agricolo, territoriale, ambientale.

Sebbene sia al momento al vaglio delle autorità la causa dell’innesco, che parrebbe di natura colposa e non dolosa anche se è ancora tutto da verificare, gli esperti segnalano l’importanza di distinguere la causa “immediata” dal contesto climatico in cui l’incendio è venuto a crearsi, da temperature che si attengono tra i 37 e i 40 gradi fino ad aree di vegetazione molto secca che non riesce a re-idratarsi, una situazione che ha sicuramente contribuito a creare quello che è stato classificato come mega-fire, un incendio estremo, e che è stata esacerbata dal climate change.

Alla vista di ciò che sta accadendo sull’isola, però, sorge spontanea una domanda: cosa ha a che fare tutto questo con i cambiamenti climatici in corso?

“Gli effetti di ciò che è accaduto in Sardegna andranno valutati con il tempo, anche se sicuramente saranno stati devastanti dal punto di vista delle perdite economiche, che comprendono piante, coltivazioni, aziende, bestiame… basti pensare che il 90% degli uliveti di Cuglieri è andato perduto, spiega Valentina Bacciu, ricercatrice del Cnr e affiliata al Centro Euro-Mediterraneo per i Cambiamenti Climatici che si è occupata in passato di stimare le emissioni provocate dagli incendi boschivi. Non sappiamo ancora il perimetro ufficiale definitivo dell’incendio e soprattutto non conosciamo esattamente la tipologia di vegetazione che ha percorso. Queste informazioni sono indispensabili per poter effettuare una stima delle emissioni rilasciate.”

Emissioni che, stima Bacciu, sono sicuramente altissime.

“Nel 2007 a Nuoro un incendio aveva bruciato 9mila ettari di boschi, pascoli e macchia mediterranea. Per quel fenomeno avevamo stimato 178 gigagrammi di emissioni, il 30% delle emissioni di tutto il periodo in Sardegna. Quello avvenuto in questi giorni sicuramente avrà fatto ancora peggio perché le aree interessate sono più estese.”

Quali sono le sostanze che vengono emesse da incendi di questo tipo?

“Stiamo parlando di particolato, gas a effetto serra come la CO2, metano, ossidi di azoto, ammoniaca, idrocarburi non metanici… Le sostanze rilasciate sono tantissime e in incendi di queste dimensioni possono avere effetti a medio e lungo termine sia sulla salute umana, degli abitanti e degli operatori impegnati nei soccorsi e nello spegnimento, sia sull’ambiente, sulla chimica dell’aria e sui cambiamenti climatici.”

Cambiamenti climatici che, con questi fenomeni, creano un circolo vizioso di alimentazione reciproca.

“Se da una parte i cambiamenti climatici influenzano il futuro regime degli incendi, d’altra parte gli incendi con le emissioni che producono accelerano i cambiamenti climatici. Pensa soltanto a quelli avvenuti in Alaska, Russia, Australia, Canada, che sono stati molto più grandi. Loro hanno contribuito in modo pesante a questi fenomeni. Per questo gli effetti degli incendi vanno considerati anche oltre l’area geografica in cui si sono verificati, perché ciò che emettono può arrivare ovunque. Il loro impatto sull’atmosfera è molto intenso, soprattutto se durano molto e sono molto estesi.”

E cosa si può fare dopo un incendio come questo? Come prevenirlo, come intervenire sul territorio post incendio in modo efficace?

“Ci stiamo tutti interrogando su quali siano le strategie più adatte da adottare pre, durante, e post incendio. Uno degli elementi fondamentali è sicuramente la pianificazione della ricostituzione. Si tratta di un intervento molto delicato che riguarda un momento altrettanto delicato come il post incendio e non va affrontato in modo emotivo ed emergenziale chiedendo soldi e risorse senza avere già delle soluzioni adeguate e ragionate località per località. Ad esempio: la macchia mediterranea è probabile che non sia necessario riforestarla, perché entro pochi anni si ricostituisce da sola dal momento che molte specie che ospita sono adatte al fuoco. Un fattore a cui bisognerebbe prestare attenzione ora come ora è sicuramente il fatto che con l’arrivo delle piogge la zona diventerà molto franosa avendo perso tutta la vegetazione, e bisognerà pensare a metterla in sicurezza.”

Secondo Bacciu, insomma, è fondamentale ragionare in maniera strategica e integrata, valutando caso per caso e località per località, coinvolgendo esperti e ricercatori per affrontare i problemi trovando le soluzioni più adeguate e segnalando le giuste tempistiche.

“Si ragiona come per il ripristino di un uliveto, il cui proprietario ragionerà pianta per pianta su cosa è necessario rimuovere o ripiantare. È necessario capire quali zone abbiano bisogno del nostro aiuto e quali invece possano fare da sole… Non è così semplice come potrebbe sembrare e soprattutto è necessario investirci tempo e risorse, non interessarsene soltanto nell’immediato. A una frase detta in un periodo emergenziale bisogna rispondere con una pianificazione territoriale molto attenta e meticolosa, che non permetta che l’agricoltura vada da una parte, l’urbanizzazione da un’altra e la gestione forestale da un’altra ancora.”

Una pianificazione che deve per forza andare di pari passo con l’utilizzo delle tecnologie e la sensibilizzazione di abitanti e turisti.

“Dobbiamo promuovere gli strumenti che ci aiutano a compiere valutazioni oggettive del rischio, implementare l’auto protezione delle comunità e creare consapevolezza sulla percezione del rischio dei singoli, dal momento che gli incendi non sono tutti dolosi, la casualità può accadere. Il problema è che è necessaria una reale volontà politica, una volontà politica che sia trasversale e non si modifichi a ogni elezione.”