Scienziati cinesi sono riusciti a congelare e poi scongelare del tessuto cerebrale umano senza danni

Un gruppo di scienziati cinesi ha sviluppato una miscela di sostanze chimiche in cui immergere tessuto cerebrale umano, congelarlo e poi scongelarlo mantenendo intatte struttura e funzionamento delle cellule nervose.
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Kevin Ben Alì Zinati 17 Maggio 2024
* ultima modifica il 17/05/2024

Immergendosi in un liquido freddo e misterioso o addormentandosi dentro una capsula futuristica, l’idea di crioconservare il nostro corpo per risvegliarci tra 10, 50, 100 anni da sempre fa parte del nostro immaginario, così come di molti film fantascientifici.

Eppure, non è qualcosa di poi così impossibile. Almeno stando ai risultati di uno studio della Fudan University di Shanghai pubblicato sulla rivista Cell Reports Methods, dove un gruppo di ricercatori spiega come è riuscito a congelare e poi scongelare minuscole porzioni di tessuto cerebrale umano mantenendole perfettamente sane e funzionanti.

Il “segreto” per sperare nell’ibernazione dei corpi umani risiederebbe in un’innovativa tecnica di crioconservazione basata una miscela di sostanze chimiche battezzata “Medy” che, secondo gli scienziati, sarebbe capace di preservare struttura e funzionamento delle cellule nervose.

Il problema della conservazione delle cellule cerebrali è sempre stato legato all’acqua che per l’80% costituisce i neuroni e che, una volta congelata, tende a trasformarsi in cristalli di ghiaccio danneggiando le cellule stesse.

Gli studiosi cinesi hanno dunque messo a punto una sostanza diversa rispetto all’acqua, dentro cui immergere il tessuto cerebrale per mantenerlo freddo senza però incorrere nel rischio di dare vita a cristalli di ghiaccio.

Per dare concretezza alla loro teoria, i ricercatori hanno creato degli organoidi, ovvero mini agglomerati di cellule (in questo caso cerebrali) grandi appena 4 millimetri e li hanno immersi in diversi composti chimici per poi congelarli nell'azoto liquido per almeno 24 ore.

Successivamente, hanno messo a confronto i diversi risultati ottenuti analizzandoli in termini di sopravvivenza e crescita delle cellule post scongelamento. Le migliori speranze sono arrivate da Medy, una miscela composta da metilcellulosa, glicole etilenico, Dmso e Y27632.

Per testarne l’efficacia, vi hanno immerso degli organoidi che riproducevano diverse aree del cervello per 48 ore, poi li hanno congelati e scongelati, tenendolo sotto osservazione per 150 giorni.

I dati raccolti sembrano aver dato ragione agli scienziati, accendendo speranze di futuro un po’ più concrete.

Sì, perché gli organoidi avevano conservato la propria struttura, le funzionalità e la capacità di crescere anche dopo un periodo di criocongelamento di 18 mesi.

Prelevando poi campioni di tessuto cerebrale umano di soli tre millimetri da una bambina di 9 mesi operata per epilessia, i ricercatori avrebbero ottenuto risultati simili q quanto visto con gli organoidi creati in laboratorio. Il futuro ha inizio?

Fonte | "Effective cryopreservation of human brain tissue and neural organoids" pubblicato il 13 maggio 2024 sulla rivista Cell Reports Methods

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