L'epilessia è il quarto disturbo neurologico più diffuso al mondo e colpisce 50 milioni di persone. Solo in Italia si contano circa 500.000 persone affette e 30.000 nuovi casi all’anno. L’80% degli epilettici vive in paesi a basso e medio reddito e si stima che fino al 70% delle persone che soffrono di questa malattia potrebbero vivere senza crisi se adeguatamente diagnosticate e trattate.
Come mai è così diffusa nelle zone povere? Non c’è ancora una risposta certa, ma si crede sia dovuto all'aumento del rischio di condizioni endemiche come la malaria o la neuro-cisticercosi, la maggiore incidenza di incidenti stradali, lesioni legate alla nascita e alla scarsità di disponibilità di programmi sanitari preventivi e cure accessibili.
L'epilessia (detta anche malattia epilettica) è un disturbo cronico cerebrale caratterizzato da crisi epilettiche ricorrenti (più di 2 ravvicinate), spontanee (ossia, non correlate a fattori di stress reversibili) e che si verificano a distanza di più 24 h. Un'unica crisi non è da considerare una crisi epilettica. L'epilessia è spesso idiopatica, ma vari disturbi del cervello, quali malformazioni, ictus o tumori, possono essere causa di epilessia sintomatica. É possibile distinguere in:
La malattia si manifesta con le convulsioni, ma a differenza di quello che potresti pensare, tutte le crisi hanno gli stessi sintomi. Si può distinguere in:
L’epilessia, ovviamente, può aumentare significativamente il rischio di morte, soprattutto se non adeguatamente trattata. Purtroppo, l’80% delle persone che ne soffre vive in paese a basso, dove è difficile accedere alle terapie. C'è però buona notizia: è dimostrato che la metà delle persone affette riesce ad ottenere, tramite una cura, un completo controllo delle crisi e non presenta ricadute dopo la sospensione del trattamento. Ciò permette di avere una vita normale.
L'epilessia non è contagiosa e questa è l'unica certezza. Sebbene molti meccanismi patologici sottostanti possano portare all'epilessia, la causa della malattia è ancora sconosciuta in circa il 50% dei casi a livello globale.
L'epilessia può essere causata da diverse condizioni che colpiscono il cervello di una persona. Molte volte la causa è sconosciuta.
I seguenti fattori possono aumentare il rischio di convulsioni nelle persone predisposte alle convulsioni:
La diagnosi di epilessia si basa sulla tua storia di convulsioni. Il medico ti chiederà cosa puoi ricordare e qualsiasi sintomo che potresti aver avvertito prima che si verifichino le convulsioni, come sentirsi strani o qualsiasi altro segnale di avvertimento.
La diagnosi di epilessia parte dall’ esame neurologico, per verificare le abilità motorie, le capacità comportamentali e l’attività mentale del paziente. Altre capacità come il linguaggio o la memoria vengono analizzate con dei particolari test neuropsicologici. Potrebbero poi essere prescritti esami del sangue, un EEG (elettroencefalogramma) e scansioni del cervello (come una TAC o una risonanza magnetica ).
L’epilessia si può curare con una terapia farmacologica e in alcuni rarissimi casi anche ricorrendo all’intervento chirurgico. Nel 60 per cento dei casi l’epilessia è guaribile e nell’80 per cento dei casi curabile.
L'epilessia viene trattata con i cosiddetti antiepilettici farmaci che agiscono sui sintomi, ossia impediscono alle crisi di ripresentarsi, ma non curano la causa dell'epilessia. In pratica agiscono in due modi: modulano l'eccitabilità elettrica dei neuroni cerebrali (vengono alterati i processi chimici nelle membrane cellulari) e interferiscono con l'azione dei mediatori chimici (neurotrasmettitori) che trasferiscono gli stimoli elettrici da un neurone all'altro. I tradizionali farmaci antiepilettici sono: fenobarbital, valproato, carbamazepina, fenitoina, etosuccimide. I più recenti invece sono: felbamato, gabapentin, lamotrigina, levetiracetam, oxcarbazepina, tiagabina, topiramato, vigabatrin.
Un terzo dei pazienti resiste al trattamento con i farmaci e di questi, il 10-15% presenta una lesione cerebrale operabile; in questo caso, prima si interviene, più aumenta la possibilità di guarigione. La chirurgia dell’epilessia è indicata, infatti, solo quando l’area epilettogena (la zona del cervello responsabile delle crisi) è circoscritta e la sua asportazione non causa deficit neurologici.
Come potrai immaginare, soffrire di epilessia non ha ripercussioni solo dal punto di vista medico sanitario, ma ha anche un impatto psicosociale da non sottovalutare. Spesso chi ne è affetto, infatti, vive condizioni di isolamento sociale e psicologico, dovuto a uno stigma che riguarda la malattia oppure a vere e proprie condizioni di disabilità che l'intensità delle convulsioni ha provocato.
Ad esempio, il rendimento scolastico o lavorativo potrebbe venire compromesso, soprattutto a causa delle difficoltà di concentrazione e di memoria, che si avvertono già da bambini. Naturalmente, anche genitori e familiari possono essere coinvolti nella riduzione del benessere psicologico: per un padre o una madre non è semplice affrontare la malattia del figlio e accettare che potrebbe incontrare diverse difficoltà nel raggiungimento della piena autonomia o, semplicemente, nella costruzione di una vita normale.
Il livello di stress al quale si va incontro, insomma, è notevole e potrebbe portare all'insorgenza di alcuni disturbi correlati, come ansia, depressione, sindrome da deficit dell'attenzione e iperattività. Condizioni che si riscontrano con più frequenza in chi è affetto da epilessia.
Fonte| Fondazione Mondino; GruppoSandonato