Scoperte tracce di Pfas nelle acque in Lombardia, l’indagine di Greenpeace sulle sostanze tossiche

I Pfas sono chiamati “inquinanti eterni” e sono dei composti chimici molto resistenti che non solo impattano sull’ambiente compromettendo gli ecosistemi, ma hanno anche gravi conseguenze sulla salute.
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Mattia Giangaspero 19 Maggio 2023

Facciamo subito una precisazione: Cosa sono i Pfas? La sigla sta per Sostanze Perfluoro Alchiliche. Spiegato in modo semplice:  sono dei composti chimici acidi molto forti in forma liquida, usati soprattutto in campo industriale. Al momento se ne trovano 4700 diversi, ma hanno tutti una particolare struttura che permette loro di resistere ai naturali processi di degradazione e che quindi nel corso del tempo si accumulano negli esseri umani e nell'ambiente.

Spesso e volentieri, purtroppo, questi composti vengono smaltiti illegalmente – o, comunque, non correttamente – nell'ambiente. E quando questo avviene penetrano nelle falde acquifere, raggiungendo i campi e, di conseguenza, i prodotti agricoli che poi finiscono sulle nostre tavole.

I rischi per l'ambiente e per la salute

I Pfas, ad alte concentrazioni sono tossici per tutti gli organismi viventi. Possono compromettere gli ecosistemi in cui si trovano mettendo a rischio flora e fauna. Per quanto riguarda l'uomo, invece: secondo uno studio condotto dall'Università di Oxford questi acidi alterano i processi ormonali nel nostro organismo, con pesanti conseguenze sullo sviluppo, sul comportamento e sulla fertilità. Amplificano il rischio di malattie come obesità e diabete di tipo due, ipertensione, colesterolo e sono considerate sostanze altamente cancerogene. Queste conseguenze però non si vedono nell'immediato, agiscono in modo silenzioso e lento e, spesso, si manifestano a distanza di anni dall'esposizione.

Dove si trovano i Pfas

Le caratteristiche che rendono i PFAS così diffusi nella produzione industriale sono riconducibili al fatto che sono impermeabili all’acqua e all’olio e resistenti alle reazioni chimiche, al calore e alla frizione. Per questi motivi vengono usati in tantissimi settori diversi:

  • Alimentare. Per il trasporto e la vendita del cibo: in molti imballaggi usa e getta in molti marchi di fast food in tutta Europa o nei contenitori per alimenti in cellulosa biodegradabile o bambù (quelli che, in teoria, dovrebbero essere più rispettosi per la natura e per l'uomo…)
  • Nei prodotti per la casa, come la cera che si usa per il parquet, detersivi, vernici, saponi, trucchi, deodoranti, filo interdentale.
  • Prodotti tessili come tappeti, pelle e abbigliamento tecnico.
  • Fertilizzanti chimici
  • Utensili, come nel caso di pentole e padelle antiaderenti.

I Pfas in Lombardia, scatta l'allarme

Un'unità investigativa di Greenpeace Italia ha condotto un'indagine di quante di queste sostanze inquinanti fossero presenti in Lombardia e si scopre che: dei circa quattromila campioni analizzati dagli enti preposti tra il 2018 e il 2022, circa il 19% del totale (pari a 738 campioni) è risultato positivo alla presenza di Pfas. In particolare emerge che la percentuale più elevata di campioni contenenti tracce di sostanze perfluoroalchiliche riguarda il Lodigiano, con l'84.8% positivo alla presenza di Pfas; a seguire le province di Bergamo e Como, rispettivamente con il 60.6% e il 41.2%.

L'area milanese si colloca a metà classifica, con un quinto delle analisi positive. Tuttavia, in termini assoluti, la provincia di Milano (dove si registra anche un numero più elevato di analisi effettuate) fa registrare il primato negativo del maggior numero di campioni in cui sono stati rilevati Pfas (ben 201), seguita dalle province di:

  • Brescia (149)
  • Bergamo (129).
  • Crema (Cremona),
  • Crespiatica (Lodi),
  • Pontirolo Nuovo (Bergamo),
  • Rescaldina (Milano)
  • zona di Cantù-Mariano Comense (Como)

Greenpeace ha poi fatto un appello alle istituzioni per comprendere meglio la questione Pfas Lombardia. Sottolineata più volte l'emergenza ambientale:

"L’indagine condotta in Lombardia svela l’esistenza di un’emergenza ambientale e sanitaria fuori controllo che le autorità locali e nazionali continuano a sottostimare, nonostante sia chiaro che la contaminazione da PFAS coinvolga migliaia di persone, spesso esposte al rischio in modo inconsapevole.

Alla Regione Lombardia chiediamo di individuare tutte le fonti inquinanti, al fine di bloccare l’inquinamento all’origine e riconvertire le produzioni industriali che ancora utilizzano queste sostanze. È necessario inoltre varare un piano di monitoraggio regionale sulla presenza di PFAS nelle acque potabili, rendendo disponibili alla collettività gli esiti delle analisi, e garantire il diritto della cittadinanza a disporre di acqua pulita e non contaminata.

Seppure allarmanti, le contaminazioni riscontrate in Lombardia sono quasi ovunque di gran lunga inferiori a quelle registrate in Veneto nel 2013. L’emergenza PFAS richiede una risposta nazionale in Italia.

Per questo, chiediamo al governo, al Parlamento e ai ministeri competenti di assumersi le proprie responsabilità approvando in tempi brevi una legge che vieti l’uso e la produzione di tutti i PFAS in tutta Italia, insieme all’adozione di adeguati provvedimenti di bonifica e all’individuazione dei responsabili dell’inquinamento. "

La posizione di Water Alliance

Sulla vicenda ha preso nettamente posizione anche Enrico Pezzoli, portavoce di Water AllianceAcque di Lombardia (la rete che riunisce 13 gestori del servizio idrico integrato regionale):

"È mio dovere rassicurare i cittadini lombardi, turbati da una clamorosa fake news. L'acqua che esce dai rubinetti della nostra regione non presenta alcun rischio per la salute – sottolinea – Affermare il contrario significa procurare un allarme assolutamente ingiustificato, assumendosi gravi responsabilità sia civili sia penali".