Per una vera pace, ciascuno di noi è chiamato a fare qualcosa in prima persona: l’iniziativa “Cittadini per il clima”

Assemblee cittadine estratte a sorte che discutano con esperti e arrivino a elaborare una proposta di legge da presentare in Parlamento. Utilizzare, cioè, gli strumenti della democrazia per partecipare attivamente alle scelte politiche del governo. È quello che si propone di fare l’iniziativa Cittadini per il clima, partita da EUmans, un movimento paneuropeo fondato da Marco Cappato. E oggi, con la guerra in Ucraina, è ancora più importante far sentire la propria voce su temi come pace, diritti umani e dipendenza energetica.
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Giulia Dallagiovanna 26 Marzo 2022

Quando il 24 febbraio ti sei svegliato e hai letto che l'esercito russo aveva iniziato l'invasione dell'Ucraina, diverse certezze che fino a quel momento avevi dato per scontate sono crollate. La pace in Europa, prima di tutto. E poi il nostro rapporto con l'energia: il dibattito sull'utilizzo o meno del gas nella transizione energetica ha preso una piega che intreccia il problema delle fonti fossili a quello della violenza e dei diritti umani. "In questo momento storico dovremmo cogliere l'urgenza di interrompere la dipendenza energetica dai regimi autoritari e concentrarci invece sul pacchetto europeo ‘Fit for 55' sui tagli alle emissioni", sostiene Virginia Fiume, tra i fondatori di EUmans, un movimento paneuropeo che promuove l'azione diretta dei cittadini attraverso gli strumenti di democrazia partecipativa. A idearlo è stato Marco Cappato.

"La parola ‘pace' è ambigua – fa notare Cappato – perché in questo caso può avere due significatiPuò essere quella di Putin, con la distruzione, le macerie e i massacri che già stiamo vedendo. Oppure quella che si ottiene fermando chi ha dato il via all'aggressione e che nell'immediato porta a ricorrere alle armi. Quando diciamo che Zelensky dovrebbe arrendersi, stiamo anche dicendo che dovrebbe prevalere la pace del governo russo. Il rischio è che passi il principio che in Europa si possa annettere uno stato indipendente attraverso la forza bruta militare e i crimini di guerra. Sarebbe un precedente gravissimo".

Marco Cappato e Virginia Fiume hanno di recente partecipato a una manifestazione a Varsavia, in favore dell'ingresso dell'Ucraina in Unione europea. In quegli stessi giorni, 11 e 12 marzo, si è tenuto nella capitale polacca il congresso fondativo di EUmans. "La politica internazionale lasciata in mano ai singoli governi non si è dimostrata in grado di garantire la pace. Anche le istituzioni più democratiche alla fine considerano come loro priorità l'interesse nazionale e quando questo entra in contrasto con altri interessi ne derivano tensioni e conflitti. Invece i singoli cittadini, che siano italiani, russi, ucraini, polacchi, spagnoli e così via possono unirsi e lottare per obiettivi comuni come i diritti delle donne, della comunità LGBTQI, la libertà e l'indipendenza della giustizia e la questione della crisi climatica", spiega Cappato.

Proprio in queste settimane la Conferenza sul futuro dell'Europa, dove le istituzioni dell'UE si sono impegnate ad ascoltare le istanze dei cittadini dei Paesi membri, sta arrivando alle sue fasi finali. E tra le proposte portate all'assemblea plenaria del 13 marzo, diverse riguardavano energia, clima e carbon crisis. "È importante che le istituzioni si rendano conto che i cittadini vogliono partecipare", commenta Fiume.

L'idea di coinvolgere sempre più persone nel dibattito pubblico è alla base dell'iniziativa "Cittadini per il clima" e della raccolta firme per l'istituzione di assemblee civiche estratte a sorte, di cui la prima sull'emergenza climatica. La loro funzione sarebbe quella di riunirsi, discutere anche grazie alla guida di esperti e specialisti in quel preciso ambito e poi elaborare una proposta di legge da portare in Parlamento. "Nello stesso metodo della raccolta di firme per una legge c'è un elemento educativo – prosegue Fiume, – perché chi arriva ai tavoli scopre che c'è effettivamente qualcosa che può fare in prima persona. Sulla crisi climatica c'è stata l'onda dei Fridays for Future, ma è stata un'onda di piazza e poi è arrivata la pandemia che ha svuotato le piazze. Esistono altri gruppi e movimenti, come gli Extinction Rebellion. La sfida, però, è quella di creare una rete che li connetta tutti e impostare un unico discorso politico, ma non partitico. In altre parole: come possiamo obbligare le istituzioni a prendere in considerazione tutte le nostre proposte?"

Anche perché c'è un problema ed è piuttosto serio: il clima non fa notizia. Sui giornali leggerai dei singoli episodi, dell'emergenza siccità, di quell'evento estremo che sembra sempre improvviso e soprattutto isolato, di quell'articolo più leggero in cui ti racconteranno che i fiori stanno sbocciando anche se è gennaio, senza rendersi conto di quale dramma nasconda questo episodio. Non troverai invece appelli reali affinché chi governa faccia qualcosa per affrontare la crisi climatica. Ancora meno in questo momento storico, in cui usciamo da una pandemia e ci troviamo a guardare da vicino una guerra con la minaccia che possa estendersi ad altri Paesi. Eppure proprio in questo frangente dovremmo fermarci a pensare a quanto l'ambiente sia strettamente legato a entrambi gli eventi e a come le decisioni prese dalle istituzioni non possono concentrarsi sempre solo sul breve termine. "La pace non si costruisce solo con le armi – conclude Cappato, – ma con il federalismo di tutte le minoranze, con una politica energetica a livello europeo che non dipenda da gas e petrolio di stati autoritari e dittatoriali. Si deve costruire con la garanzia di libertà fondamentali e di una società aperta".

Credits photos: Ufficio stampa di EUMANS