Secondo Nature la plastica si decompone più velocemente: ecco cosa dice la scoperta

Avevamo fatto male i conti con la plastica e il suo stato di decomposizione. Uno studio pubblicato su Nature spiega come esistono in natura dei batteri presenti al suolo che a contatto con prodotti plastici, agiscono degradandoli più velocemente del 18%
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Mattia Giangaspero 3 Luglio 2024

Ti sei mai chiesto quanto può pesare, letteralmente in Kg, l’inquinamento da plastica sugli oceani? Un team di studiosi è riuscito a stimare, letteralmente, il peso dei resti di plastica che galleggiano abbandonati sulle acque del Pianeta: sulla superficie degli oceani sarebbero presenti 171mila miliardi di frammenti inquinanti, che pesano in totale 2.3 milioni di tonnellate.

E quando parliamo di ambiente, sostenibilità, gestione dei rifiuti, il pensiero va a finire sempre su un'immagine: "la plastica nel mare". Per fortuna sembra che, nel campo della lotta a questo genere di inquinamento, si sia trovata una soluzione.

Infatti i ricercatori della Leiden University potrebbe offrire una nuova speranza nella lotta contro questo flagello ambientale.

Lo studio, pubblicato di recente su Nature si concentra sulla degradazione del poliestere da parte dei batteri proveniente dal suolo. Questi batteri chiamati "Streptomyces" hanno al loro interno degli enzimi speciali identificati come "LipA" e sembra che siano questi  ad avere la capacità di degradare efficacemente l'oligomero "BHET " derivato dal PET (tereftalato di polietilene), un tipo comune di plastica utilizzato principalmente per bottiglie e imballaggi alimentari.

I ricercatori hanno analizzato 96 ceppi di questi batteri e hanno trovato che il 18% era in grado di degradare il BHET. La rimozione dell'enzima LipA dallo Streptomyces ha ridotto la degradazione del BHET, mentre la sovraespressione di tutte le varianti di LipA ha notevolmente migliorato la degradazione. In questo modo sono stati in grado di individuare proprio come sia l'enzima la parte determinante per degradare la plastica.

Le condizioni ottimali per l'attività enzimatica sono state determinate a pH 7 del suolo e a 25 °C di temperatura.

La scoperta suggerisce, quindi, che i batteri del suolo potrebbero avere un vantaggio ambientale nella degradazione di substrati plastici inquinanti. Questo potrebbe avere implicazioni significative per la gestione dei rifiuti di PET e per la riduzione dell'inquinamento da plastica