Di recente, il Global mapping hub di Greenpeace e la University of Maryland hanno lavorato insieme per creare una nuova mappa delle foreste vergini presenti nel mondo, per capire dove sono, quanto spazio occupano e soprattutto se sono aumentate o diminuite nel tempo.
Quando parliamo di foreste vergini, o di Paesaggi forestali intatti (Ifl, secondo l'acronimo anglosassone), ci riferiamo a dei tratti di foreste:
Sono luoghi sostanzialmente incontaminati, molto preziosi e importanti per la vita sul pianeta. Rispetto alle cosiddette foreste secondarie, infatti, hanno una maggior capacità di immagazzinare l'anidride carbonica, quindi sono alleati fondamentali nella lotta alla crisi climatica, e inoltre permettono la sopravvivenza di tantissime specie animali e vegetali, ma anche di molti popoli indigeni.
Guardando i numeri elaborati dallo studio, sappiamo che nel 2020 l'area occupata dai paesaggi forestali intatti era di 11,3 milioni di chilometri quadrati, vale a dire il 9% della superficie terrestre libera dai ghiacci. Le foreste vergini rappresentano circa il 20% del totale delle foreste.
Le più grandi sono quelle nel bacino del Rio delle Amazzoni, in quello del fiume Congo e nella Grande foresta del Nord (l'ecosistema boreale). Cinque paesi, Brasile, Perù, Repubblica Democratica del Congo, Canada e Russia, ospitano circa tre quarti delle foreste vergini rimaste.
Una parte di queste è protetta, in quanto parte di riserve o parchi naturali, ma in generale, dice Greenpeace, dobbiamo fare molto di più per proteggere questi luoghi incontaminati da fattori di rischio antropici come gli incendi, l'agricoltura intensiva, l'estrazione mineraria, la raccolta industriale del legname.
Dal 2000 al 2020 abbiamo infatti perso 1,5 milioni di chilometri quadrati di paesaggi forestali intatti (una superficie grande tre volte la Spagna). Il tasso di perdita, purtroppo, sta aumentando, e se continuerà di questo passo entro il 2050 avremo perso un terzo delle foreste vergini rispetto a inizio secolo.