
Niente più posate di plastica e salse in pacchetti monouso per il cibo da asporto. Anche così la città di New York vuole contrastare la produzione di rifiuti non riciclabili, il dilagare inarrestabile della plastica e il fenomeno del littering, terrestre e marino.
E lo farà attraverso una legge, la cosiddetta “Skip the Stuff” (letteralmente “Lascia perdere le cianfrusaglie”). Si tratta di un provvedimento firmato lo scorso febbraio dal sindaco Eric Adams che vieta ai ristoranti e ai locali che effettuano il servizio d’asporto – così come ai corrieri – di fornire spontaneamente ai clienti posate in plastica, contenitori alimentari extra, pacchetti di condimenti e tovaglioli.
Se il cliente dovesse richiederli espressamente non potranno rifiutarsi: in quel caso però potrebbero andare incontro a un costo aggiuntivo.
La legge 559-A ha come obiettivo insomma quello di far risparmiare denaro alle imprese deputate alla produzione di questi oggetti e, più in generale, ridurre i rifiuti di plastica, contribuendo a rendere una delle città più grandi al mondo un po’ più pulita e più verde e a diminuire la quantità di spazzatura che finisce nelle discariche.
Ogni anno infatti vengono consumate oltre 320 milioni di tonnellate di plastica a livello globale, il 95% dei quali viene utilizzato una volta sola: solamente il 14%, invece, viene riciclato.
La plastica, come ti abbiamo già raccontato, è un materiale “eterno”, estremamente resistente all’azione del tempo e difficile da smaltire che, ormai, si sta impossessando tanto del Pianeta quanto di chi lo abita. Per questo rappresenta, insomma, uno dei grandi nemici del nostro tempo.
A preoccupare non ci sono solamente le famose isole di plastica come la Great Pacific Garbage Patch, una massa galleggiante di 1,6 milioni di chilometri quadrati (grande il doppio del Texas o tre volte la Francia) fatta interamente di plastica.
C'è anche tutta la plastica che finisce nel corpo umano. Sto parlando delle microplastiche, frammenti microscopici che entrando nella nostra catena alimentare, nelle acque e nell’aria arrivano a insediarsi anche il nostro organismo. Con quali danni, ancora oggi è da capire, ma non è certo una consolazione.