Terra dei Fuochi, cambiamento climatico e giovani: su Ohga l’ex ministro Costa risponde a tre domande sull’ambiente

Dopo essere stato ministro dell’Ambiente dal 1 giugno 2018 al 13 febbraio 2021, Sergio Costa è tornato nell’Arma dei Carabinieri come generale di brigata. Ohga lo ha incontrato per parlare delle sfide che attendono l’Italia in tema di tutela ambientale e contrasto ai cambiamenti climatici.
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Federico Turrisi 16 Marzo 2021

Il video su Facebook in cui Sergio Costa si congeda da ministro dell'Ambiente lo scorso 13 febbraio, quando si è ufficialmente insediato il nuovo governo guidato da Mario Draghi, è stato visto da oltre 140 mila persone. I commenti? Erano per lo più di ringraziamento da parte degli utenti per il lavoro svolto. Di Sergio Costa sono rimaste impresse anche la passione e la dedizione che metteva nella sua attività di ministro. La sensazione era che il ministero dell'ambiente non fosse più la "cenerentola", non fosse più un dicastero di serie B.

In un certo senso, potremmo definire Costa il primo ministro dell'"era Thunberg". Negli ultimi due-tre anni si è formata una maggiore consapevolezza sulle questioni ambientali e sul clima a livello collettivo, soprattutto da parte dei più giovani, e questo fatto ha senz'altro influito. "Sicuramente i giovani sono stati un grosso elemento di riferimento durante il mio periodo al ministero. Perché hanno tracciato una linea, dicendo con molta chiarezza «Datevi da fare, fate presto, il pianeta non ci sta aspettando»", sottolinea Costa ai microfoni di Ohga. Proprio il ruolo dei giovani e di Fridays for Future è al centro di una delle tre domande sull'ambiente che abbiamo rivolto all'ex ministro.

Con lui poi non si può non parlare anche di Terra dei Fuochi e di ciclo illegale dei rifiuti, un problema a cui Costa (campano doc) si è dedicato molto anche come generale dei Carabinieri, prima di essere posto alla guida del ministero dell'Ambiente. Tra gli ultimi atti da ministro c'è stata infatti la firma della carta di Carditello, a San Tammaro (provincia di Caserta), "un luogo particolarmente aggredito dalla criminalità organizzata". Il documento prevede l'istituzione di un Osservatorio ambientale della Terra dei fuochi e mira a coinvolgere attivamente i cittadini anche attraverso il mondo delle associazioni, dei gruppi, dei movimenti, dei comitati. Da un lato, lo Stato, in tutte le sue articolazioni nazionali e territoriali, si impegna a combattere il fenomeno, dall'altro chiede l'aiuto della comunità. "Oltre a mettere le telecamere e i droni anti-roghi, ad andare a cambiare il ciclo dei rifiuti con una nuova tracciabilità, significa segnare la porta sul futuro: Tutto questo non si fa mai da soli, ma si fa insieme ai cittadini", aggiunge Costa.

Allargando lo sguardo, la sfida più importante a cui si trova di fronte l'Italia è sicuramente il contrasto ai cambiamenti climatici. "In questo momento abbiamo una grande opportunità chiamata Recovery Plan". Ma in che cosa dovremmo investire i miliardi di euro messi a disposizione dall'Unione Europea con il fondo Next Generation EU? "L'Italia può fare molto, per esempio, sul dissesto idrogeologico: il nostro è un Paese fragile, anche per colpa di anni e anni di dissennata cementificazione. Sulla qualità dell'aria, per cui siamo sotto procedura d'infrazione, e sulla qualità delle acque. Questi tre aspetti vanno abbinati a un altro elemento importante: modificare il sistema per passare dal vecchio paradigma economico lineare all’economia circolare, dove l’Italia tra l’altro ha una posizione di leadership a livello mondiale", ribadisce Costa.

Spetta adesso al suo successore, cioè all'attuale ministro delle Transizione Ecologica Roberto Cingolani, portare avanti il lavoro. L'impegno di Sergio Costa per la tutela dell'ambiente prosegue in un altro modo. "Terminato di fare il ministro, esattamente il giorno dopo sono tornato nell'Arma dei Carabinieri come generale di brigata. Rimango comunque un servitore dello Stato. La stella polare è sempre il servizio al bene collettivo, ai cittadini".