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Tonno tossico in commercio, l’inchiesta dei Nas su due aziende ittiche di Bisceglie: “Nessun morto per miracolo”

Indicati imprenditori e dipendenti di due aziende ittiche di Bisceglie, in provincia di Milano, una società di consulenza sulla sicurezza alimentare e un laboratorio analisi di Avellino. Avrebbero edulcorato il tonno di loro produzione e falsificato i risultati delle analisi per nascondere la presenza di nitriti e nitrati. Inquietanti le intercettazioni dei dipendenti: “Nessuno ci ha lasciato le penne solo per grazia del Signore: non mangiare pesce crudo”
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Maria Teresa Gasbarrone 7 Luglio 2023
* ultima modifica il 07/07/2023

Avrebbero decongelato il tonno, per poi trattarlo con nitriti e nitrati, additivi non consentiti che servivano a esaltare colore e aspetto del pesce, anche a costo di mettere a repentaglio la salute dei consumatori con un prodotto potenzialmente letale.

Sarebbe questo il macabro modus operandi attraverso cui due aziende ittiche di Bisceglie, di un laboratorio analisi di Avellino e di una società di consulenza sulle sicurezza alimentare, hanno immesso nel mercato ittico partite di tonno a pinne gialle adulterato, ovvero "falsificato" con sostanze nocive, e che avrebbe portato a casi di intossicazione in tutta Italia.

L'inchiesta dei Nas

A farlo emergere è stata l'inchiesta Albacares (dal nome del tonno messo in commercio), avviata dai Nas della Procura di Trani nel 2021, dopo le decine di casi di intossicazione alimentare  in giro per l'Italia – alcune finite anche in ospedale – dopo il consumo di tonno a pinna gialla (Thunnus Albacares). L'inchiesta si è conclusa con 18 misure cautelari e 11 ordinanze di custodia cautelare, di cui cinque in carcere e sei agli arresti domiciliari, nonché cinque ordinanze di applicazione della misura del divieto di dimora e due dell'obbligo di dimora.

Si tratta di imprenditori e dipendenti delle due aziende ittiche di Bisceglie, la Ittica Zu Pietro Srl e la Isp processing di Bisceglie, della società di consulenza sulla sicurezza alimentare, Innovatio Srl, e del laboratorio Studio summit Srl di Avellino, che svolgeva le analisi sul prodotto ittico.

Dei cinque finiti agli arresti, tre sono a capo delle due aziende ittiche, mentre gli altri due sono a capo della Innovatio Srl e dello Studio summit Srl di Avellino.

Gli indagati sono accusati, a vario titolo, di associazione per delinquere finalizzata all’adulterazione di sostanze alimentari, frode nell’esercizio del commercio e falsità ideologica commessa dal privato in atto pubblico.

È stato eseguito anche un decreto di sequestro di beni da 5,2 milioni di euro, corrispondente al valore della merce venduta, e il sequestro delle imprese ittiche e dei relativi beni aziendali.

"Nessun morto per miracolo"

Determinanti nelle indagini, che hanno portato anche a nove decreti di perquisizione tra Napoli, Salerno, Campobasso, Taranto e Foggia, sono state le intercettazioni telefoniche.

"Me li sogno la notte i cristiani che si sentono male. Nessuno ci ha lasciato le penne solo per grazia del Signore: non mangiare pesce crudo", ha detto in una delle telefonate intercettate una dipendente della società che avrebbe dovuto certificare la qualità del tonno pinne gialle.

Secondo il procuratore, queste parole proverebbero che tra i dipendenti del laboratorio di analisi "vi è la volontà di scremare i dati o di ometterli" con l'obiettivo di "massimizzare il volume di affari viste le centinaia di chili di prodotto adulterato commercializzato in tutta Italia".

Gli indagati avrebbero sistematicamente falsificato i risultati delle analisi sul loro tonno e falsificato i certificati prodotti da altri laboratori, così da nascondere la presenza di nitriti e nitrati e abbassare quella di ascorbati, senza nessuna preoccupazione per gli effetti, anche potenzialmente molto rischiosi, che avrebbero potuto avere sui consumatori.

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