Trento, Reggio Emilia e Mantova le città più green d’Italia, ma per Legambiente il bicchiere è mezzo vuoto: “Immobilismo sulle politiche ambientali”

Legambiente ha pubblicato il rapporto Ecosistema Urbano 2021 in cui fotografa le performance di 105 capoluoghi di provincia sulla base di 18 indicatori in cinque settori: ambiente, aria, acqua, mobilità, rifiuti. Nonostante la virtuosità di alcuni centri restano le stesse emergenze registrate l’anno scorso.
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Kevin Ben Alì Zinati 9 Novembre 2021

Ciò che la Cop26 di Glasgow ti sta raccontando è che nella lotta al cambiamento climatico non stiamo facendo il massimo per vincere. Per questo, come hanno sentenziato praticamente tutti i maggiori leader del mondo: “dobbiamo agire subito”.

Tutti dobbiamo fare la nostra parte per investire la rotta. In questo quadro, dunque, ti starai chiedendo come si stanno comportando le città italiane.

Legambiente oggi anno mette sotto la lente d’ingrandimento le performance di 105 capoluoghi di provincia sulla base di 18 indicatori in cinque settori (ambiente, aria, acqua, mobilità, rifiuti) e i dati dell’ultimo rapporto“Ecosistema Urbano 2021” appena pubblicati hanno sostanzialmente confermato il podio dell’anno scorso con Trento, Reggio Emilia e Mantova tra le più virtuose.

Non solo: i nostri punti forti sarebbero soprattutto l’aumento della raccolta differenziata e dei chilometri di piste e infrastrutturazioni ciclabili.

Anche in questo caso, però, il bicchiere è mezzo vuoto dal momento che la fotografia del 2020, macchiato dalla pandemia, avrebbe immortalato anche un aumento delle auto in circolazione, un crollo quasi uniforme nell’utilizzo del trasporto pubblico, livelli di smog molto alti e perdite lungo la rete idrica preoccupanti.

Vincitori e vinti

Come già nel 2019, anche per l’anno appena trascorso Trento si conferma la città più green d’Italia con un punteggio dell’84,71%. A far sorridere sono soprattutto il miglioramento delle performance nell’uso di suolo e nelle concentrazioni di NO2 e PM10 oltre all’aumento della raccolta differenziata e delle infrastrutture dedicate alla ciclomobilità.

Secondo gradino del podio per Reggio Emilia (77,89%) che nel 2019 ha aumentato lo spazio dedicato ai pedoni e alla ciclabilità risultando la prima in assoluto per piste ciclabili equivalenti. Importante anche la sua impronta verde con un maggior numero di alberi piantumati.

Chiude Mantova (75,14%) che dai dati raccolti da Legambiente ha migliorato le proprie performance sulla qualità dell’aria, ha diminuito le perdite della rete idrica e ha migliorato la raccolta differenziata.

In fondo alla classifica, invece, si piazzano Brindisi (30,03%), dove spicca lo "zero assoluto" guadagnato nell’uso efficiente di suolo, Catania (29,38%) assolutamente poco efficiente nella differenziata e Palermo (26,60%) che ha sì registrato un incremento dei passeggeri del servizio di tpl ma ha aumentato la produzione di rifiuti pro capite e il numero di auto circolanti.

Quanto alle grandi città metropolitane, dal 2016 a oggi la più virtuosa risulta Milano, in quanto unica ad aver migliorato tutti gli ambiti, dalla mobilità alla qualità dell’aria fino ai rifiuti e alla circolazione delle auto.

Bologna invece si distingue per la vastità delle proprie piste ciclabili (12,4 metri lineari ogni 100 abitanti) e Genova per il basso inquinamento.

Per quanto riguarda le energie rinnovabili, Padova, Oristano, Pesaro e Verona sono i comuni con la maggior diffusione di solare termico e fotovoltaico installato nelle strutture pubbliche, con valori compresi tra i 26 e i 31 kW per 1000 abitanti.

Immobilismo

I dati relativi al 2020 sono inevitabilmente segnati dalla pandemia e in questo senso la fotografia ha mostrato come i capoluoghi italiani in generale non abbiano migliorato le loro performance ambientali: per Legambiente, le emergenze urbane evidenziate negli anni precedenti rimangono le stesse riflettendo “un sostanziale immobilismo nelle politiche improntate alla sostenibilità”.

Per Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente, il rapporto Ecosistema Urbano fotografa un Paese “in buona misura fermo, che torna addirittura indietro su alcuni indicatori ambientali”. 

Ciafani ha sottolineato che già nello scenario pre-pandemico si evidenziavano capoluoghi in netta difficoltà nel far partire politiche di sostenibilità come per la depurazione delle acque o la qualità dell’aria. “Il periodo pandemico, al netto di alcuni miglioramenti, ha complicato le cose”. 

La soluzione, per Ciafani, sta nel PNRR e nei bandi per l’assegnazione di risorse da destinare alla differenziata e alla costruzione di impianti di riciclo, alla nuova mobilità, alla forestazione urbana, al ciclo integrato delle acque. “Essenziale sarà la capacità degli uffici tecnici delle città di sottoporre progetti adeguati che rispettino i criteri ambientali stringenti imposti dall’UE – ha continuato – ma anche un loro affiancamento da parte di strutture tecniche pubbliche centrali, per sopperire alla carenza cronica di personale e competenze delle amministrazioni locali”.