Freya-tricheco

Uccisa perché l’uomo non riusciva a starle lontano: la storia di Freya, il tricheco giramondo soppresso dalla Norvegia

Stabilitasi da settimane nel fiordo di Oslo, dove cercava di riposare sulle barche nonostante le folle di turisti che la avvicinavano, Freya è stata giudicata una “minaccia” per la sicurezza umana da parte del dipartimento di pesca norvegese, che ha infine deciso di abbatterla. Non sono bastati gli inviti delle autorità a stare lontano dal mammifero che, alla fine, ha pagato per colpe non sue.
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Alessandro Bai 19 Agosto 2022

Per quasi tutta l'estate, suo malgrado, Freya era diventata una delle principali "attrazioni" per i turisti che passavano per Oslo, gli stessi che alla fine le sono costati la vita. L'esemplare femmina di tricheco di circa 5 anni è stato infatti abbattuto su ordine delle stesse autorità norvegesi, secondo cui era diventato una minaccia per l'uomo. La sua colpa? Sonnecchiare e rotolarsi pigramente sulle imbarcazioni e sui moli nei pressi del fiordo di Oslo, attirando la curiosità dei gruppi di viaggiatori che non potevano proprio fare a meno di avvicinarsi a lei, per osservarla o per scattare qualche selfie.

Chiaramente, Freya si trovava molto lontana dal suo habitat naturale, quei ghiacci artici che da tempo ormai continuano a ridursi a causa del riscaldamento globale, costringendo le specie autoctone ad allontanarsi. Così, il mammifero era stato avvistato sulle coste della Gran Bretagna, dell'Olanda e della Danimarca, prima di approdare in Norvegia: una volta stabilitasi nella baia di Frognerkilen, nel fiordo di Oslo, Freya era solita salire su barche e motoscafi per provare a riposare, nonostante i tentativi dei proprietari di scacciarla.

Con il passare delle settimane, sempre più turisti cercavano però di avvicinarsi al tricheco, nonostante gli avvertimenti delle autorità locali che invitavano a stargli lontano. C'era chi si avvicinava per scattare delle fotografie, magari offrendole anche del cibo, ma i più audaci erano arrivati a tuffarsi e nuotare in sua compagnia, disturbando così un animale che avrebbe avuto bisogno circa 20 ore al giorno. Tutti questi comportamenti avrebbero finito per stressare Freya più del dovuto, rendendola "una continua minaccia alla sicurezza dell'uomo", come specificato in una nota del dipartimento di pesca norvegese.

Per questi motivi, il mammifero è stato abbattuto durante un'operazione che, stando alle autorità, "è stata condotta in modo umano". Ancora peggio, è lo stesso dipartimento della pesca a specificare come la decisione della soppressione sia arrivata dopo che le osservazioni in loco della settimana precedente avevano ormai chiarito come "il pubblico ignorasse l'attuale raccomandazione di mantenere una chiara distanza dal tricheco".

Da diverso tempo, fiutando i possibili sviluppi, il biologo della Università della Norvegia Sud-orientale Rune Aae, tracciava i movimenti di Freya per aiutare la gente a mantenere le distanze dall'animale. Al portale norvegese Sciencenorway, l'esperto aveva anche spiegato che il tricheco si era probabilmente smarrito e che "tutto indicava che volesse andarsene, ma non ci riusciva poiché intrappolato". Ecco perché, in seguito alla notizia dell'abbattimento, lo stesso Aae si è sfogato attraverso un post pubblicato su Facebook, spiegando che "prima o poi Freya avrebbe lasciato il fiordo di Oslo, come dimostrato da tutte le esperienze precedenti, dunque la sua soppressione è stata, dal mio punto di vista, completamente inutile".

Di tutta questa vicenda, rimangono da chiarire solo le responsabilità: quelle di chi ha provocato la perdita di habitat di Freya, costringendola a mettersi in viaggio, e quelle di chi non è stato capace di aiutarla a ritrovare la sua via, di trovare alternative meno crudeli, né tantomeno di starle semplicemente distante. Tutto sembra puntare verso un unico colpevole, l'uomo. Che però non è quello che ha pagato.