Ue, passo indietro sulla transizione ecologica: bocciata la riforma dell’Ets. Di cosa si tratta

Giornata non certo positiva quella di oggi per l’Unione Europea. Il Parlamento comunitario ha rinviato la discussione su una serie di riforme pensate per raggiungere gli obiettivi europei di decarbonizzazione al 2050. In particolare, non è stato trovato l’accordo sulla riforma dell’Ets, ovvero il meccanismo di pagamento progressivo dei permessi di emissione da parte delle aziende. Vediamo nel dettaglio cosa è successo.
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Michele Mastandrea 8 Giugno 2022

Si fa presto a dire transizione ecologica. Nonostante la guerra tra Russia e Ucraina abbia fatto capire come l'unica strada per conciliare sicurezza energetica e tutela dell'ambiente sia un passaggio veloce alle rinnovabili, e nonostante esponenti di quasi tutti gli schieramenti politici abbiano appoggiato questo ragionamento, nella realtà ci si comporta diversamente.

Il Parlamento Europeo di Strasburgo ha infatti deciso di rinviare l'approvazione di diverse norme pensate per abbattere le emissioni della Ue del 55% entro il 2030, come previsto nell'apposito piano ‘Fit for 55‘ proposto la scorsa estate dalla Commissione Europea.

L'ente guidato da Ursula Von Der Leyen ha visto spaccarsi completamente la sua maggioranza, che non è riuscita a trovare un accordo sul pacchetto decisivo per gli obiettivi europei di neutralità climatica al 2050.

Ets, riforma bocciata: di che si tratta

In Commissione Ambiente dovrà tornare la modifica del regolamento Ets, l'Emission Trading Scheme, che  – per semplificare – stabilisce i costi da pagare da parte di chi emette anidride carbonica nell'atmosfera.

La riforma proposta dalla Commissione Europea prevedeva inizialmente una riduzione dei settori coperti da questo sistema, da realizzare attraverso il taglio progressivo del numero di quote di emissioni disponibili, che avrebbe portato a un prezzo più alto di quelle rimanenti.

Ma poi è avvenuta la presentazione di diversi emendamenti che avrebbero modificato radicalmente la portata del piano, rinviando ad esempio dal 2030 al 2034 la possibilità di emettere gratuitamente per le industrie ad alto consumo energetico.

A quel punto, un'inedita maggioranza del Parlamento, composta da Socialisti, Verdi e partiti di estrema destra ha deciso (per motivazioni ovviamente opposte) di bocciare tutto il pacchetto e di discutere più avanti il tema. Stessa sorte è toccata ad altre norme collegate alla riforma dell'Ets.

Si tratta del Fondo Sociale per il Clima (sostanzialmente dei finanziamenti per sostenere progetti di transizione ecologica o per il sostegno dei lavoratori in settori inquinanti) e del Cbam, ovvero una ‘tassa ecologica' sui beni importanti nella Ue e prodotti in Paesi con standard ambientali inferiori a quelli europei. Entrambe le proposte dovranno dunque tornare in Commissione Ambiente.

A ore è atteso invece il voto del Parlamento Europeo su un'altra norma fondamentale, quella che vieta la vendita di auto e furgoni con motore alimentato a benzina a partire dal 2035.