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All’inizio pensavano fosse una semplice otite: male alle orecchie, febbre, nausea.
Solo che poi la situazione è peggiorata, e pure in fretta: Stefania, una bambina colombiana di 10 anni, ha cominciato a non riuscire più ad alzarsi dal letto o ad aprire gli occhi.
Ha iniziato a star male finché non è stata costretta al ricovero. Finché, purtroppo, la meningoencefalite causata dalla Naegeria fowleri, la cosiddetta ameba mangia-cervello, non le è costata la vita.
La piccola Stefania Villamizar González è stata infettata da questo pericolosissimo patogeno lo scorso luglio mentre si trovava a Santa Marta, sul Mar dei Caraibi, dove ha trascorso gran parte del proprio tempo a giocare e nuotare in piscina.
Dopo qualche giorno ha cominciato a lamentare sintomi strani, inizialmente sottovalutati e associati a qualche semplice infezione all’orecchio.
A colpirla, invece, era stata la cosiddetta Naegleria fowleri, un organismo unicellulare capace di distruggere i tessuti cerebrali in cui si insinua, provocando un’infezione acuta, fulminate e fatale.
Stefania, probabilmente, è stata infettata inalando gocce di acqua contaminata dal naso. L’ameba mangia-cervello è un organismo termofilo, cresce meglio e più in fretta, cioè, in acque dolci e calde, a temperature elevate, anche fino ai 46°C.
La si ritrova principalmente poi in acque sporche, che siano di lago o di mare o anche di una piscina. Una volta penetrata nell’uomo si insinua nel suo sistema nervoso centrale, provocando i primi sintomi entro cinque giorni. Appunto: mal d’orecchi, mal di testa e vomito unito a febbre.
Il caso di Stefania, come altri di cui purtroppo ti abbiamo già raccontato, descrive bene come agisce l’ameba mangia-cervello: in maniera rapida e grave, con un peggioramento del quadro clinico fatto di allucinazioni, convulsioni e coma e con un tasso di mortalità altissimo, fino al 97%.
Fonte | Humanitas