
Sembra tutto così surreale. Da un giorno all'altro gli alberi di kiwi muoiono e nessuno riesce a comprendere il perché. Il primo campanello d'allarme è che i frutti non si sviluppano, poi le foglie iniziano a cadere e infine le radici appassiscono. La cosa incredibile è che questa è una dinamica che accomuna soltanto gli alberi di kiwi che si trovano sul territorio italiano.
Ma cosa sta succedendo? Noi di Ohga lo abbiamo chiesto a Confagri:
«Sull’origine della patologia e sulle possibili cause sono state formulate varie ipotesi, frutto anche delle attività di ricerca poste in essere in questi anni. I risultati ad oggi ottenuti non consentono tuttavia di individuare un fattore determinante che porta al deperimento delle piante; al contrario si rilevano una serie di concause, presumibilmente accentuate dagli effetti del cambiamento climatico».
Sembra quindi che siano sconosciute, al momento, l’origine e le cause della malattia, nonostante l’importante ricerca e la formulazione di numerose ipotesi. La più recente di queste punta non su un singolo fattore determinante, ma su una serie di concause, probabilmente accentuate dal cambiamento climatico.
Gli agricoltori italiani si trovano in questa situazione paradossale da circa otto anni. Per questa ragione Confagricoltura ha chiesto l'istituzione un tavolo tecnico-scientifico a fine mese insieme al ministero delle Politiche Agricole.
«Per fronteggiare questa malattia abbiamo chiesto iniziative raccordate e sinergiche tra lo Stato e tutte le Regioni coinvolte e, sul fronte della ricerca, tra i primari istituti scientifici. Attendiamo con vivo interesse la prossima riunione del Comitato Fitosanitario Nazionale per fare il punto della situazione, così come l’insediamento di uno specifico Gruppo di lavoro tecnico-scientifico per coordinare le attività di ricerca. Sollecitiamo, infine, misure tempestive per il ristoro dei produttori».
L'Italia è il secondo Paese esportatore mondiale di kiwi, producendone circa 555 mila tonnellate all'anno, dietro la Cina e avanti alla Nuova Zelanda. Non porre fine a queste anomalie, a questa malattia misteriosa, significherebbe subire un grave danno economico, oltre che ambientale.