Una rara scoperta genetica in un piccolo paese dell’Irpinia

A Caposele, un piccolo paese dell’Irpinia, è stata scoperta una nuova mutazione genetica legata al rischio di morte improvvisa. Lo studio, condotto su un’unica famiglia, ha rivelato una rara anomalia mai identificata prima.
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Redazione 19 Luglio 2025

Caposele, un piccolo centro situato in provincia di Avellino con una popolazione di poco superiore ai 3.200 abitanti, è stato al centro di un’indagine scientifica durata tre anni. Lo studio, incentrato su un’unica linea genealogica composta da 234 individui, ha portato alla scoperta di una nuova mutazione genetica fino ad oggi sconosciuta, associata al rischio di morte cardiaca improvvisa.

Il team e la pubblicazione scientifica

La ricerca è stata condotta da un’equipe di sette esperti dell’Ospedale San Raffaele di Milano, composta da cardiologi, neurologi e genetisti. A guidare il progetto: il cardiologo ed esperto in aritmie Simone Sala, il neurologo Stefano Previtali e la genetista Chiara Di Resta. I risultati dello studio sono stati pubblicati sul Journal of the American College of Cardiology Advances (JACC): Heart Failure.

Dettagli sulla mutazione

La mutazione individuata riguarda il gene LMNA, già noto alla scienza per il suo coinvolgimento in alcune patologie ereditarie. In questo caso specifico, la variante scoperta è stata correlata a una forma severa di cardiomiopatia – ovvero una disfunzione del muscolo cardiaco – e a disturbi neuromuscolari di minore entità ma comunque rilevanti sotto il profilo clinico.

Tra i 234 soggetti analizzati, 30 presentavano questa nuova mutazione (pari al 12,8% del campione). Secondo quanto riportato dal San Raffaele, tutti i portatori mostravano alterazioni cardiache, molte delle quali non erano state precedentemente diagnosticate. Inoltre, il 43% evidenziava segni di coinvolgimento neuromuscolare. In alcuni casi, una diagnosi precoce ha permesso interventi salvavita, come il posizionamento di defibrillatori o, nei casi più gravi, l’avvio dell’iter per un trapianto di cuore.

L’origine dello studio: un caso emblematico

Tutto ha avuto inizio nel 2021, quando una giovane paziente originaria di Caposele si è rivolta al dottor Sala per leggere alterazioni del ritmo cardiaco. Tuttavia, ciò che ha suscitato l’attenzione del medico è stata la lunga lista di familiari della paziente deceduti improvvisamente, spesso in giovane età e senza patologie note.

Il quadro clinico ha portato Sala a sospettare una laminopatia, un gruppo di rare malattie genetiche causate da mutazioni del gene LMNA, che produce una proteina fondamentale per il nucleo cellulare. La genetista Di Resta ha confermato la diagnosi attraverso un’analisi genetica, ma ha rilevato che la variante presente non era mai stata documentata prima. La mutazione, chiamata c.208, comporta un alto rischio di sviluppare aritmie gravi e morte improvvisa. Alla paziente è stato impiantato un defibrillatore, che si è rivelato fondamentale: qualche mese dopo la giovane è stata colpita da un arresto cardiaco, dal quale è sopravvissuta proprio grazie al dispositivo.

Perché Caposele?

In seguito, un altro paziente di Caposele con sintomi simili si è presentato dal dottor Sala. Anche lui proveniva da una famiglia colpita da numerosi lutti improvvisi e aveva alle spalle un’accurata ricostruzione genealogica, realizzata con l’aiuto di un cugino. Questo albero genealogico digitale conteneva circa 3.000 nominativi, risalendo fino a un antenato nato nel 1689.

Grazie a queste informazioni, il team di ricercatori ha potuto individuare altri individui potenzialmente a rischio. La mutazione scoperta è di tipo autosomico dominante, il che significa che è sufficiente ereditarne una sola copia per sviluppare la malattia.

Le persone potenzialmente coinvolte sono state sottoposte a test genetici. I soggetti risultati positivi alla mutazione hanno potuto eseguire accertamenti approfonditi e, in caso di necessità, ricevere trattamenti preventivi contro eventi potenzialmente letali.

Un esempio di scienza partecipata

I medici hanno definito questo studio un vero e proprio caso di "scienza partecipata". La popolazione locale ha contribuito attivamente: intere famiglie hanno collaborato, sottoponendosi ai test, incontrando i medici e cercando di comprendere i rischi e le opportunità legate alla scoperta. È stato grazie a questo straordinario lavoro di memoria collettiva che si è potuto effettuare un tracciamento genetico tanto approfondito.