Una ripartenza biologica è davvero possibile?

Era il tema del SANA RESTART 2020, la tre giorni di fiera dedicata al mondo del biologico e del naturale, scelto proprio guardando alla pandemia e al post-lockdown. Così ci siamo chiesti se potesse essere una possibilità concreta quella di impostare un nuovo modo di vivere che rispettasse il Pianeta a la nostra salute. Ne abbiamo parlato con la presidente di FederBio e la vicepresidente di Assobio.
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Giulia Dallagiovanna 4 Novembre 2020

"Pensavamo di rimanere sempre sani in un mondo malato". Il 27 marzo la voce di Papa Francesco quasi rimbombava in una piazza San Pietro deserta. Ma anche se le parole non erano precisamente queste, ciascuno di noi di fronte alla pandemia ha avuto la percezione che qualcosa nell'equilibrio della natura si fosse rotto. "Solo un recupero di questo rapporto può rappresentare una vera soluzione a lungo termine – ha commentato Maria Grazia Mammuccini, presidente di FederBio. – I cittadini lo hanno intuito e l'aumento dell'acquisto di prodotti biologici è una diretta conseguenza". Il lockdown e l'emergenza Covid-19 ancora in corso hanno segnato una sorta di pausa, terminata la quale sarà necessario ripartire. Ma come? "Non vogliamo tornare alla normalità, perché la normalità era il problema" si leggeva su un muro di Hong Kong. Al SANA RESTART 2020, la tre giorni di fiera del biologico e del naturale, la proposta è stata chiara: ricominciamo ristabilendo un legame sano con la natura.

Maria Grazie Mammuccini, presidente di FederBio

I risultati di un sondaggio realizzato da Nomisma per l'occasione, in collaborazione con Assobio e FederBio, sembrano dare ragione agli organizzatori: quest'anno si è registrato un aumento del 18,2% di persone che hanno preferito frutta e verdura biologica, unito a un 42,2% in più di consumatori che hanno optato per carne non proveniente da allevamenti intensivi. "Il lockdown ci ha obbligati a cambiare repentinamente il nostro stile di vita – interviene Nicoletta Maffini, vicepresidente di Assobio, – Chi aveva l’abitudine di acquistare il bio ha continuato a farlo. Sono cresciute in particolare alcune categorie merceologiche fino a fine giugno: parte del mondo della prima colazione, la pasta, il riso, le conserve di pomodoro, l’olio extravergine, le farine, il lievito, i prodotti a lunga conservazione. A discapito dei cibi pronti utili soprattutto quando si vive molto fuori casa".

Cresce l'attenzione verso l'ambiente e quella nei confronti della salute. Ma soprattutto aumenta la consapevolezza che i due sono legati in modo indissolubile. "Questa tendenza è destinata ad aumentare – prosegue Mammuccini. – Oltre al bio, si cerca anche di evitare gli imballaggi in plastica e di acquistare prodotti locali e a chilometro zero. Assistiamo a un cambio di abitudini in senso generale". "Chi sceglie il bio ha in mente, oltre che la sua salute e quella dei suoi cari, anche il rispetto dell’ambiente. Quindi cerca spesso anche prodotti per l’igiene della persona e della casa rispettosi della natura, che inquinano meno", conferma Maffini.

Il Covid-19 ti ha fatto capire quanto salute e ambiente siano legati: solo una ripartenza bio può essere una soluzione a lungo termine

Lo si vede in tutti i canali, dai piccoli negozi all'e-commerce, passando la grande distribuzione. "Quando i mercati sono stati chiusi, durante il lockdown, le aziende che si basavano sulla vendita diretta sono state penalizzate. Ma sono riuscite a recuperare le perdite non appena hanno attivato il servizio di consegna a domicilio – aggiunge la presidente di FederBio. – Inoltre, c'è stato un aumento molto importante di spesa nei negozi specializzati. Si cerca il rapporto diretto con il produttore, per basare le proprie scelte sulla conoscenza del territorio. Intanto, nei supermercati l'aumento dell'acquisto di prodotti bio è cresciuto dell'11%".

Certo, non siamo di fronte a una rivoluzione e con la riapertura di uffici e luoghi di lavoro, bisognerà verificare se ci saranno o meno rallentamenti nel trend, ma questa è sicuramente un'inversione di tendenza che la pandemia ha accelerato. Perché dobbiamo rallentare il ritmo e rimetterci al passo con la natura, perché abbiamo tirato troppo la corda, perché agricoltura e allevamento intensivi sono responsabili del 25% delle emissioni inquinanti e non ce lo possiamo più permettere.

"Anche la comunità scientifica ha corretto le proprie previsioni: con la conversione al biologico, si temeva un calo del 70% della produzione. E invece le perdite che si registrano sono in media del 22% – chiarisce Mammuccini. – Dall'altro lato, dobbiamo considerare che i terreni coltivati in modo intensivo hanno già ridotto del 20% la loro rendita, perché il suolo si è impoverito e la sua fertilità è diminuita. E non stiamo parlando di zone del mondo lontane da noi: accade anche in Pianura Padana". Il punto fondamentale dell'agricoltura bio invece è proprio il bilanciamento e la cooperazione tra allevamento e colture, riutilizzando gli scarti della lavorazione ed eliminando i pesticidi e i fertilizzanti chimici.

Nicoletta Maffini, vicepresidente di Assobio

E poi c'è un dato che dovrebbe farci riflettere tutti: "Produciamo cibo per 12 miliardi di persone, mentre sulla Terra siamo in 7,5 miliardi e un miliardo muore di fame -, come fa notare la presidente di FederBio. – Il 30% di di tutti questi alimenti finisce nell'immondizia". Non solo abusiamo delle risorse che la natura ci mette a disposizione, ma non siamo in grado di garantire un equo accesso a queste. Insomma, sono anni che portiamo avanti questo banchetto opulento ed esagerato e non abbiamo nemmeno invitato tutti. Quindi sì, se volessimo abbandonare le monoculture tradizionali e tornare a guardare ai campi come lo facevano i nostri nonni, potremmo farlo senza timore di finire le scorte alimentari. Anche perché, come mostrano i dati di un report di Greenpeace pubblicato a febbraio 2019, il 70% della superficie agricola dell'Unione Europea è destinato alla nutrizione di animali rinchiusi in allevamenti intensivi. Un circolo vizioso che si autoalimenta.

Se vuoi che, una volta terminata, questa pandemia rimanga per sempre solo un brutto ricordo, che le catastrofi naturali diminuiscano la loro frequenza, che in inverno torni ad esserci freddo e che in estate il caldo sia accettabile, allora dovrai contribuire anche tu ad inquinare di meno. E una delle prime soluzioni è proprio la spesa. Forse non hai più tempo di servirti dai piccoli negozi di quartiere, ma puoi comunque scegliere gli alimenti bio al supermercato. "Tutti i prodotti bio sono certificati da enti riconosciuti, inoltre ci sono diversi controlli esercitati dalle Autorità competenti che fanno prelievi a campione dagli scaffali – rassicura la vicepresidente di Assobio. – È fondamentale in ogni caso leggere le etichette e controllare anche l’origine delle materie prime. Spesso poi i prodotti biologici sono anche quelli con ‘ricette brevi', pochi ingredienti selezionati, nessun additivo, temperature basse e tempi brevi. Prodotti sani quindi sia per il tipo di agricoltura da cui provengono, sia per i processi industriali più rispettosi delle materie prime".