Un’iniezione di anticorpi monoclonali nella retina: così gli oculisti di Bari hanno salvato la vista di un neonato di 3 mesi

Gli oculisti dell’Ospedale “Di Venere” di Bari hanno salvato la vista di un neonato di 3 mesi attraverso un’iniezione di anticorpi monoclonali direttamente nell’occhio. Il piccolo era affetto da retinopatia del prematuro, una patologia rara che colpisce di soliti i bambini nati pretermine.
Entra nel nuovo canale WhatsApp di Ohga
Kevin Ben Alì Zinati 4 Dicembre 2023
* ultima modifica il 04/12/2023

Un’iniezione direttamente nella retina. Così un team di oculisti dell’Ospedale “Di Venere” di Bari ha salvato la vista a un neonato di appena 3 mesi.

Grazie a una stretta collaborazione tra i reparti di Oculistica e quelli di Terapia Intensiva Neonatale, il piccolo paziente è stato sottoposto a un trattamento a base di anticorpi monoclonali iniettati nel corpo vitreo, il liquido gelatinoso che riempie l’occhio e che è a contatto con la retina.

Il piccolo era affetto da Retinopatia del prematuro (o ROP), una malattia rara che tendenzialmente colpisce i bambini nati pretermine e che se non trattata tempestivamente può esporre il bambino a danni seri: sto parlando del distacco della retina, a cui segue un grave danno visivo, fino alla cecità.

Oltre a un’immaturità retinica, la principale causa dietro l’insorgenza di questa malattia è la prolungata somministrazione di ossigeno terapeutico al neonato prematuro.

Devi sapere infatti che in condizioni normali, i vasi sanguigni della retina crescono dal nervo ottico centrale alla periferia durante le fasi di sviluppo fetale per concludere il processo a ridosso della nascita.

Nel caso di un feto prematuro, però, questa crescita avviene al di fuori dell’utero dove, per far sopravvivere il neonato, l’aria è arricchita artificialmente con ossigeno.

Quest’ultimo, però, può inibire la corretta maturazione della retina favorendo invece un’eccessiva produzione di un fattore vascolare di crescita (VEGF), da cui dipende anche la formazione di vasi anomali e di un tessuto anomalo al limite tra retina matura e immatura.

Di solito la retinopatia del prematuro viene trattata attraverso un intervento laser con il quale si va a distruggere la retina periferica non matura, il motore dietro la progressione della malattia grazie a una forte produzione del famoso fattore vascolare di crescita (VEGF).

Da tempo però è stato messo a punto un approccio alternativo (a volte usato anche in associazione al laser) che prevede l’iniezione di un farmaco capace di bloccare l’azione di VEGF direttamente all’interno del bulbo oculare.

Il segreto di un simile trattamento sta, appunto, nell’utilizzo degli anticorpi monoclonali che, allo stesso tempo, permettono alla retina di riprendere la normale vascolarizzazione verso la periferia e quindi la normale crescita.

Il piccolo paziente oggi sta già meglio e, soprattutto, grazie al trattamento effettuato e ai particolari accorgimenti adottati in considerazione della giovanissima età, non avrà danni in futuro: potrà conoscere il mondo che lo circonda con i suoi occhi.

Fonte | Ospedale “Di Venere” di Bari

Le informazioni fornite su www.ohga.it sono progettate per integrare, non sostituire, la relazione tra un paziente e il proprio medico.