
Da decenni le lumache giganti rappresentano un serio problema per la Florida. Ora gli animali, originari dell’Africa, hanno spinto la Contea di Pasco, nel sud dello Stato, a istituire una zona di quarantena per permettere agli operatori di intervenire a contrasto di quella che ormai viene definita una vera e propria infestazione, che mette in pericolo l'ambiente e le persone.
In particolare, le lumache giganti che si trovano in Florida appartengono a una specie aliena – cioè non autoctona: la Lissachatina fulica. Questo tipo di lumaca non può essere importato o detenuto negli Stati Uniti senza uno speciale permesso che lo autorizzi. Negli anni, però, è accaduto più volte che qualcuno ne acquistasse illegalmente: la rapidità con cui questi animali si riproducono ha presto portato a un’invasione, e già due volte – nel 1975 e nel 2021 – il Governo locale è stato costretto a mettere in atto dei piani di disinfestazione.
Come ha spiegato il Dipartimento dell’Agricoltura della Florida, la lumaca gigante africana minaccia suo malgrado l’ambiente e l’agricoltura – si nutre di circa 500 specie di piante diverse – e può costituire un rischio per la salute delle persone, in quanto sarebbe in grado di veicolare il verme polmonare del ratto (Angiostrongylus cantonensis), che può causare la meningite nell'uomo.
Per questo, durante la quarantena, alle persone sarà vietato di portare piante, compost e rifiuti legati al giardinaggio al di fuori della zona infestata. Chi, nel proprio giardino, dovesse incontrare una lumaca gigante è tenuto a segnalarlo alle autorità. Di certo, queste lumache non passano inosservate: possono misurare fino a 20 cm.
Mentre è corso la quarantena, il Dipartimento dell’Agricoltura della Florida, per eliminare le lumache, utilizzerà un pesticida chiamato metaldeide, sicuro per l’agricoltura ma che porterà purtroppo gli animali alla disidratazione e infine alla morte.
Ciò che sta accadendo in Florida dimostra chiaramente quanto sia imprudente e nocivo, da parte dell’uomo, intervenire sugli ecosistemi introducendo specie non autoctone e, come in questo caso infestanti, che provocano danni alla biodiversità locale. Per incontrare situazioni simili, basta guardare vicino alle nostre coste: ne sono un esempio le bioinvasioni in aumento nel Mar Mediterraneo, studiate nei mesi scorsi dall’Università di Pisa.