Variante Omicron: quanto è contagiosa? Cosa dicono uno studio realizzato in Sudafrica e le indagini precedenti

La variante Omicron sarebbe più abile nell’infettare le alte vie respiratorie e i bronchi, tanto che una persona già guarita dal Covid avrebbe un rischio fino a 5,4 volte superiore di reinfettarsi. Sembra anche in grado di ridurre in parte l’efficacia dei vaccini. Ma ci sono anche buone notizie: il tasso di ospedalizzazione potrebbe ridursi anche dell’80% rispetto alla Delta. Vediamo cosa dicono gli studi condotti fino a questo momento.
Entra nel nuovo canale WhatsApp di Ohga
Giulia Dallagiovanna 23 Dicembre 2021
* ultima modifica il 23/12/2021

La variante Omicron è più contagiosa rispetto alle altre che hanno circolato fino ad oggi. Un dato di fatto ormai confermato da diversi studi, in particolare da un'analisi dell'Imperial College di Londra, e ribadito dagli esperti. A fine novembre insomma è apparso un regalo di Natale che nessuno di noi aveva richiesto e ora, proprio in prossimità delle feste, sta dando il meglio di sé. I casi di Covid stanno aumentando in tutta Europa: solo ieri il nostro Paese ha registrato più di 36mila nuovi positivi, mentre il Regno Unito il 22 dicembre ha toccato il record di 105mila contagi in un giorno. Ora però diamo uno sguardo anche alle buone notizie. Omicron è meno aggressiva della precedente Delta e il rischio di ricovero sembra ridursi drasticamente nei pazienti che l'hanno contratta. A questa situazione si può guardare in due modi: da un lato, gli autori dello studio britannico avvertono che a una maggiore velocità di diffusione può corrispondere un aumento della pressione sugli ospedali nonostante la ridotta pericolosità della variante. Dall'altro lato c'è chi intravede in questa specifica mutazione una nuova direzione imboccata dal virus: più contagioso ma meno letale. Qualcosa, insomma, che assomiglierebbe molto di più alla tipica influenza stagionale. Ma vediamo meglio gli studi che sono emersi in questi giorni.

Quanto è contagiosa Omicron?

Una stima precisa di quanto Omicron sia effettivamente contagiosa ha provato a farla una delle migliori università britanniche, l'Imperial College di Londra appunto. Nel suo Report n.49, l'ateneo precisa che il rischio di contrarre questo tipo di SARS-Cov-2 è decisamente più elevato rispetto ai precedenti. Non solo, ma chi ha già contratto il Covid può avere fino a 5,4 volte in più di probabilità di reinfettarsi in confronto a quanto accadeva con la Delta. La protezione della sola malattia, senza il vaccino, sembra ridursi fino al 19%, quanto meno contro l'infezione. Anche i CDC americani hanno specificato che la Omicron si diffonde più facilmente.

Il monitoraggio dell'Istituto superiore di sanità rivela che nel nostro Paese il 28% dei casi è da ricondursi alla Omicron. Sono, per la verità, dati preliminari basati sul sequenziamento di tamponi provenienti da 18 regioni diverse. Ma se confermati, dimostrerebbero una rapidissima diffusione di B.1.1.529: in sole due settimane l'incidenza sul totale dei contagi sarebbe aumentata di 150 volte.

E in effetti a partire da fine novembre l'Italia ha conosciuto un nuovo aumento dei positivi anche tra la popolazione che aveva già avuto il Covid e soprattutto anche in quella che aveva completato il ciclo vaccinale.

La variante Omicron "buca" i vaccini?

A proposito di vaccini, perché senti sempre più casi di persone che nonostante la doppia (e a volte anche la tripla) dose sono risultate positive al tampone? I vaccini sembrano in effetti mostrare qualche difficoltà nel bloccare l'infezione da Omicron, al contrario di quello che accadeva con le precedenti varianti. È sempre un report dell'Imperial College di Londra, il numero 48, a fornire una prima risposta: con due inoculi, la copertura si è dimostrata di circa 4,5 volte inferiore rispetto a quanto si era visto con Delta. Non solo, ma anche dopo il terzo inoculo, sembra che la variante possa riuscire comunque ad attecchire, sebbene con minore probabilità. La protezione dalla malattia sintomatica grave si aggirerebbe tra l'80% e l'85%, a differenza del 96% che raggiungeva con Delta.

La protezione contro la malattia grave sarebbe pari all'80-85% dopo la terza dose

Attenzione, questo non significa che i vaccini siano inutili. L'80% di protezione rimane un tasso elevato, nonostante sia inferiore a quanto ormai ci eravamo abituati a vedere. Ci ricorda però l'importanza e l'urgenza di sottoporsi alla terza dose per tutti coloro che hanno più di 18 anni e hanno ricevuto la seconda da almeno cinque mesi.

Quanto è pericolosa Omicron?

Finalmente arriviamo alle buone notizie. La variante Omicron sarebbe meno aggressiva e meno pericolosa rispetto alla Delta e, in generale, rispetto alle precedenti. La conferma arriva da diversi studi e soprattutto da un'indagine realizzata dal National Institute for Communicable Diseases del Sudafrica, il Paese che per primo ha conosciuto l'ondata di B.1.1.529: il rischio di ospedalizzazione è ridotto addirittura dell'80% in confronto alla Delta. Calano poi del 70% le probabilità di sviluppare una malattia in forma grave. E tutto questo a fronte di una popolazione con solo il 26,1% di persone che hanno completato il ciclo vaccinale. Ma le percentuali migliori arrivano sul fronte della letalità. Questo virus è sempre stato abbinato a un rischio di decesso che oscillava tra il 2% e il 4%. Omicron invece sembrerebbe raggiungere a malapena lo 0,26%.

Dati che ci fanno davvero ben sperare, ma che purtroppo hanno in sé dei limiti. Prima di tutto l'età media in Sudafrica è di 26 anni, dunque è piuttosto bassa e sappiamo che i giovani sono meno esposti alle complicanze da Covid. Tanto per fare un paragone, in Italia ci aggiriamo attorno ai 46 anni. Inoltre, il paragone è stato fatto con l'ondata di Delta che ha colpito il Paese tra aprile e novembre. Qualche mese dopo è possibile che il livello di immunizzazione sia comunque maggiore, essendoci più pazienti guariti dal Covid e con una quantità di anticorpi sufficienti per la protezione contro la malattia grave. Infine, si tratta ancora di risultati preliminari che devono essere sottoposti a una revisione.

Bisogna dire però che il National Institute for Communicable Diseases non è il solo ad aver rilevato una riduzione della pericolosità quando si parla di Omicron. La LKS Faculty of Medicine alla Università di Hong Kong qualche giorno fa ha pubblicato uno studio che dimostra come questa variante sia più abile nell'infettare le cellule delle alte vie respiratorie e dei bronchi e sia anche in grado di replicarsi nel nostro organismo fino a 70 volte più rapidamente delle altre. Una dinamica che spiegherebbe la sua maggiore contagiosità. Allo stesso tempo, però, non riuscirebbe a raggiungere gli alveoli e il tessuto polmonare più profondo. Di conseguenza, si riducono le probabilità di una grave compromissione dei polmoni, ovvero la principale complicanza del Covid.

Le prossime settimane potranno confermare o smentire queste stime. Nel frattempo quello che possiamo fare noi è continuare a vaccinarci, a indossare la mascherina quando è necessario e a mantenere il distanziamento sociale. Nell'attesa che questo virus diventi finalmente endemico e non più pandemico.

Fonti| "Early assessment of the clinical severity of the SARS-CoV-2 Omicron variant in South Africa" pubblicato in preprint su medRxiv;
            "Report 48 – The value of vaccine booster doses to mitigate the global impact of the Omicron SARS-CoV-2 variant", pubblicato dall'Imperial College di Londra il 16 dicembre 2021
            "Report 49 – Growth, population distribution and immune escape of Omicron in England", pubblicato dall'Imperial College di Londra il 16 dicembre 2021
            Istituto superiore di Sanità;
            "HKUMed finds Omicron SARS-CoV-2 can infect faster and better than Delta in human bronchus but with less severe infection in lung" pubblicato sul sito dell'Università di Hong Kong il 15 dicembre 2021

Le informazioni fornite su www.ohga.it sono progettate per integrare, non sostituire, la relazione tra un paziente e il proprio medico.