
Come sta Zaporizhzhia? La centrale nucleare ucraina ormai è al centro delle attenzioni del mondo perché il conflitto russo-ucraino da tante (troppe) settimane ha portato bombardamenti ed esplosioni letteralmente a ridosso, sopra e dentro l’impianto.
L’esercito russo sta occupando il sito atomico fin dal mese di marzo e da allora la situazione nella centrale nucleare più grande d’Europa è sempre rimasta in un equilibrio precario.
Nelle ultime settimane il mondo intero però ha assistito a un’escalation preoccupante. I continui e pericolosissimi attacchi da parte delle forze di Mosca (specialmente quelli del 5 e del 6 agosto) hanno finito per compromettere quasi tutti i Sette Pilastri delineati come imprescindibili all’inizio del conflitto.
Erano venuti meno l'integrità fisica della centrale, il funzionamento dei sistemi di sicurezza e c’erano dubbi anche sull’effettiva operatività del personale dell’impianto.
Una situazione di estrema gravità che ha «costretto» l’Agenzia internazionale per l’energia atomica a volare in Ucraina per verificare con i propri occhi esperti l’effettivo stato delle cose.
Dal sopralluogo della AIEA racchiuso in un report di 52 pagine, emerge che Zaporizhzhia ha effettivamente subìto diversi e ingenti danni a causa del conflitto e che attacchi e bombardamenti “pur non avendo ancora innescato un'emergenza nucleare, rappresentano una minaccia costante per la sicurezza e la protezione nucleare poiché le funzioni di sicurezza critiche (contenimento della radioattività e raffreddamento in particolare) potrebbero essere colpiti”.
La situazione è senza precedenti ha avvertito l’Agenzia, raccomandando – chiedendo, «pretendendo» – che i bombardamenti cessino immediatamente e che venga istituita una zona di protezione per la sicurezza nucleare.
La guerra, infatti, ha danneggiato seriamente l’integrità fisica della struttura (il primo dei sette pilastri individuati dalla IAEA). Durante l’ispezione infatti il team di esperti – che tra l’altro ha assistito da vicino ai bombardamenti nelle vicinanze della centrale, in particolare il 3 settembre quando alla squadra è stato ordinato di evacuare al piano terra dell'edificio amministrativo – ha osservato danni in diversi luoghi:
Come puoi vedere dalla foto qui sotto, i bombardamenti hanno devastato anche il tetto dell'edificio speciale dove, tra gli altri materiali, è conservato il combustibile nucleare fresco e l'impianto di stoccaggio dei rifiuti radioattivi solidi.
Nonostante la presenza di personale militare russo, veicoli e attrezzature da guerra sparsi in diversi punti della centrale, il team della AIEA ha contattato che tutti i sistemi di sicurezza dell'Unità 6 (ovvero l’unica rimasta attiva) erano in condizioni normali.
Più preoccupante, invece, la situazione del personale operativo della centrale di Zaporizhzhia (il terzo pilastro, a cui la AIEA come puoi vedere qui sotto ha assegnato un colore tra il giallo e il rosso, sintomo di allerta).
In seguito agli attacchi dello scorso 6 agosto, per esempio, un membro del personale dell’impianto, di stanza nell’area dell'impianto di stoccaggio del combustibile nucleare esaurito, è rimasto ferito. Lo status quo è comunque delicatissimo. La AIEA ha constatato poi che il personale ucraino vive in condizioni difficili e delicatissime e che, sotto il controllo delle forze armate russe, è costantemente sottoposto a condizioni estremamente stressanti.
Inoltre, si legge nel report, gli esperti dell’Agenzia hanno notato che il personale operativo non aveva accesso illimitato ad alcune aree, come gli stagni di raffreddamento a spruzzo, i tetti degli edifici e le strutture nell'area della presa d'acqua, e che l'accesso all'area degli stagni di raffreddamento era necessario per essere concesso dal personale militare sul sito.
Una situazione preoccupante perché queste restrizioni potrebbero “limitare l'accesso del personale operativo ad alcune località in caso di emergenza e, quindi, mettere a repentaglio l'efficacia normale funzionamento e la risposta alle emergenze”.
Sul fronte della radioattività e delle potenziali dispersioni di materiale nucleare, invece, il gruppo tecnico della AIEA è stato informato che il sistema di monitoraggio delle radiazioni era fermo da circa 24 ore (era il 2 settembre) a causa dei bombardamenti del 25 e 26 agosto che avevano danneggiato un cavo di alimentazione. “Attualmente – hanno scritto nel report – il monitoraggio di routine delle radiazioni viene condotto secondo procedure regolari e i livelli di radiazione all'interno di un'area di 30 km intorno alla centrale rimangono normali”.
Il risultato del sopralluogo avrebbe chiaro che, per il momento, non ci sarebbe “alcuna indicazione che possa dar luogo a un problema di proliferazione”. In ogni caso, come ti ho raccontato all’inizio, l’AIEA chiede i combattimenti siano interrotti “per evitare ulteriori danni all'impianto e alle strutture associate, per la sicurezza del personale operativo e per mantenere l'integrità fisica per supportare un funzionamento sicuro e protetto”.
Nel frattempo, un ristretto gruppo di esperti dell’Agenzia è rimasto a Zaporizhzhia per continuare a monitorare la centrale nelle prossime settimane. In attesa che l’emergenza – e con lei la paura – rientri.