
Da un lato l'aumento dei consumi energetici e dell'utilizzo di veicoli a motore, dall'altro la deforestazione. Presupposti creati e mantenuti dell'essere umano e che hanno portato a un aumento esponenziale delle emissioni di CO2, ovvero anidride carbonica, nell'atmosfera. Tra le conseguenze più evidenti di questo fenomeno ci sono lo scioglimento dei ghiacciai e la scomparsa dell'habitat di diverse specie animali e vegetali, tanto per nominarne qualcuna. Si tratta insomma di una situazione che sta mettendo a dura prova la sopravvivenza dell'uomo sul Pianeta, ma che l'Unione europea si era impegnata a risolvere, raggiungendo quota zero emissioni entro il 2050. Ma l'accordo è saltato. A opporsi sono stati Polonia, Ungheria, Repubblica Ceca ed Estonia.
Durante il Consiglio europeo le trattative sono durate ore, ma non sono servite a nulla. Così come non ha avuto alcun impatto l'installazione degli attivisti di Greenpeace, che nella notte tra il 19 e il 20 giugno, avevano proiettato sulla sede della Commissione europea di Bruxelles l'immagine della Terra come una bomba in procinto di esplodere. I Paesi del patto di Visengrád hanno esercitato il proprio diritto di veto su una risoluzione che puntava a costruire un'economia climaticamente neutrale, in linea con gli accordi di Parigi. Pur facendo parte dell'Unione europea e ricevendone sovvenzioni che favoriscano la loro crescita economica, sembrano insomma non condividere le regole del gioco.
Paole vuote, serve una completa decarbonizzazione
E nemmeno voler ascoltare gli elettori, che durante l'ultima chiamata alle urne hanno votato in massa per il partito dei Verdi, affermando, di fatto, le loro preoccupazioni per l'emergenza climatica e il surriscaldamento globale.
“Le parole vuote non possono ricostruire una casa distrutta da una frana o ripagare un contadino che ha perso il raccolto per la siccità – ha commentato Sebastian Mang, che si occupa delle politiche in favore del clima per conto di Greenpeace Europa – Merkel e Macron non sono riusciti a convincere la Polonia e gli altri Paesi. Con le persone in strada che chiedono azioni e con gli avvertimenti degli scienziati che affermano che la finestra di azione si sta chiudendo velocemente, i nostri governi avevano la possibilità di portare l’Europa avanti su un percorso rapido verso la completa decarbonizzazione. L’hanno fatta esplodere”.
Un'occasione fondamentale è stata persa. La speranza è che quella non fosse l'ultima.