Zoomafia 2021: non c’è fine ai crimini e maltrattamenti contro gli animali in Italia

Alla sua 22esima edizione, il Rapporto Zoomafia 2021 dell’Osservatorio Zoomafia LAV, fa luce sui crimini e i maltrattamenti a danno degli animali. E non manca nulla: dal bracconaggio al traffico di cuccioli, dai combattimenti illegali alla pesca di frodo. Ecco perché, nella riforma della legge 189 in atto, la LAV chiede un inasprimento delle pene.
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Gaia Cortese 14 Luglio 2021

In Italia, nel 2020, ogni 58 minuti è stato aperto un fascicolo giudiziario per reati a danno di animali. A dichiararlo è il Rapporto Zoomafia 2021 che, come ogni anno, arriva puntuale a fare luce su un fenomeno criminale ancora troppo torbido, dove sui delitti e sui maltrattamenti contro gli animali c’è ancora carenza di dati o numeri infondati.

Ogni anno, l’Osservatorio Nazionale Zoomafia LAV chiede a tutte le 140 Procure Ordinarie e alle 29 presso i Tribunali per i Minorenni, i dati relativi al numero totale dei procedimenti penali sopravvenuti nel corso dell’anno, noti e ignoti, con il numero degli indagati, per uccisione di animali, maltrattamenti, spettacoli e manifestazioni vietati, combattimenti e competizioni non autorizzate tra animali, abbandono, reati venatori e traffico illecito di animali da compagnia.

Nel corso del 2020, forse anche a causa del lockdown dovuto alla pandemia da Covid-19, esaminando i dati si registra una diminuzione dei procedimenti, rispetto all’anno precedente, pari circa al -3% (7.052 fascicoli nel 2019 e 6.866 nel 2020); anche il numero degli indagati sembra essere diminuito circa del 21% (4.701 indagati nel 2019 e 3.734 nel 2020). È una buona notizia? Solo a metà. Il fatto che le denunce siano diminuite, infatti, non significa che siano diminuiti anche i casi di maltrattamento. Sarebbe troppo bello.

Nel 2020, in Italia, ogni 58 minuti è stato aperto un fascicolo giudiziario per reati a danno di animali.

La verità è che nel periodo dell’emergenza dovuta alla diffusione del virus, le autorità preposte all’accertamento dei reati contro gli animali sono state indirizzate su altre emergenze e, in qualche modo, tutto questo "ambito" è stato un po’ trascurato.

Un mondo sommerso che non ci si aspetterebbe mai così “generoso” di crudeltà verso gli animali. Il reato più contestato è quello dell’uccisione di animali con 2.785 procedimenti pari al 36% dei procedimenti per crimini contro gli animali registrati presso le Procure che hanno risposto alla richiesta dell’Osservatorio Nazionale Zoomafia LAV. Seguono, come reati, il maltrattamento degli animali pari circa al 32% dei procedimenti registrati, i reati venatori pari al 13% dei procedimenti presi in esame, l'abbandono o la detenzione di animali in condizioni incompatibili con la loro natura con 960 procedimenti registrati.

A questi, in percentuali minori, si aggiungono purtroppo altri reati come il traffico di cuccioli, l'organizzazione di combattimenti tra animali e di competizioni non autorizzate, gli spettacoli e le manifestazioni che, per le loro caratteristiche, dovrebbero essere vietati.

Il fenomeno del bracconaggio non si è certo fermato con il lockdown: mentre i reati più contestati sono stati i furti aggravati, la ricettazione di fauna selvatica e il maltrattamento di animali, sono state anche sequestrate armi clandestine, munizioni, reti e trappole, esplosivi,  coltelli e fucili illegali.

A questo si aggiunge un fenomeno ancora poco conosciuto, il bracconaggio ittico. In alcune province del Nord, i fiumi e i corsi d’acqua vengono puntualmente saccheggiati da pescatori di frodo, quasi tutti stranieri dell’Est Europa, che utilizzano ogni mezzo a loro disposizione (barche, furgoni-frigo, reti) per le loro attività, oltre a non farsi problemi a intimidire o minacciare gli addetti ai controlli predisposti per proteggere la fauna ittica.

Anche la pesca di frodo in mare è una delle attività illegali citate nel Rapporto 2020 dell'Osservatorio Nazionale Zoomafia LAV. Nel suo rapporto annuale (sempre relativo al 2020), la Guardia Costiera ha dichiarato che a livello globale il pescato frutto di attività non dichiarata o illegale, “oscilla tra 11 e 26 milioni di tonnellate di pesce ogni anno, con una perdita in termini economici compresa tra i 9 e i 21 miliardi di euro”.